mercoledì 24 dicembre 2008

Auguri da Mehala

Siete disposti a dimenticare quel che avete fatto per gli altri
e a ricordare quel che gli altri hanno fatto per voi?
A ignorare quel che il mondo vi deve

e a pensare a ciò che voi dovete al mondo?

A mettere i vostri diritti in fondo al quadro,
i vostri doveri nel mezzo
e la possibilità di fare un po’ di più del vostro
dovere in primo piano?
Ad accorgervi che i vostri simili esistono come voi
e a cercare di guardare dietro i volti per vedere il cuore?
A capire che probabilmente la sola ragione
della vostra esistenza
non è
cio' che voi avrete dalla vita, ma ciò che darete alla vita?
A non lamentarvi per come va l’universo
e a cercare intorno a voi
un luogo
in cui potrete seminare
qualche granello di felicità?
Siete disposti a fare queste cose
sia pure per un giorno solo?
Allora per voi Natale durerà per tutto l’anno.
Henry Van Dyke

domenica 21 dicembre 2008

Diritto di asilo

Messico, pizzini davanti agli asili
"Pagate o rapiremo i vostri figli"
da laStampa.it

Una serie di misteriosi messaggi anonimi sono stati appesi fuori dalle scuole della città messicana Ciudad Juarez. Su di essi si legge un messaggio inquietante: rapiremo gli alunni se lo staff scolastico o i genitori non pagheranno del denaro. Uno di questi pizzini mortali è stato ritrovato anche davanti a un asilo. I probabili mittenti, scrive la Bbc, sono i cartelli della droga benché finora non sia ancora stato arrestato nessun sospetto.
La campagna di estorsione sembra coincidere con la tredicesima che gli insegnanti si ritroveranno in busta paga questo mese. Dopo la comparsa dei biglietti molti genitori hanno ritirato i figli dalla scuola. La città, che si trova al confine con gli Stati Uniti, è una delle più violente del mondo con una media di 1400 omicidi all’anno. Molti dei delitti, oltre un quarto, verificatisi in Messico quest’anno sono stati compiuti in questa città. I funzionari del governo assicurano che stanno facendo tutto il possibile per sconfiggere i cartelli della droga, che provocano un continuo aumento della violenza. In molte scuole del Messico del Nord, gli insegnanti segnalano che alcuni ragazzi iniziano a vedere i narcos come eroi intoccabili.

mercoledì 17 dicembre 2008

Facciamo sentire la nostra voce

Alcune settimane fa il governo aveva annunciato l'idea di introdurre nelle scuole le cosiddette "classi ponte", ovvero delle vere e proprie "classi ghetto" destinate ai bambini stranieri. La giustificazione di questo provvedimento è legata alla necessità (sostiene l'esecutivo) di far imparare l'italiano ai bambini figli di immigrati per metterli alla pari con gli alunni nostrani i quali, dal canto loro, risentirebbero negativamente (sempre secondo l'esecutivo) della presenza di compagni di classe "zavorra". Il progetto, anche se di lui non se ne parla da un po', non è ancora accantonato. E, si sa, le pessime idee - come l'erbaccia - attecchiscono quando meno te l'aspetti. Per questo un gruppo di genitori adottivi ha pensato di indirizzare al presidente della Commissione Adozioni Giovanardi una lettera in cui si guarda con preoccupazione al progetto delle classi ponte.
Mehala aderisce all'iniziativa. Cliccate qui per scaricare il testo della lettera (vi si aprirà una nuova finestra: attendete qualche secondo, digitate il codice che compare sullo schermo e quindi salvate il file sul vostro computer) e qui per il modulo della raccolta firme (stessa procedura del testo della lettera). Come cantava Gaber "libertà non è star sopra un albero, libertà è partecipazione". Facciamo sentire la nostra voce.

martedì 2 dicembre 2008

Metti Mehala sotto l'albero

Anche quest'anno Mehala porta sotto l'albero di Natale la solidarietà. Scegliendo, al posto dei regali tradizionali, le magliette di Mehala aiuterai l'istituto "Shristi Nepal" a offrire un tetto ai tanti bambini caduti dal nido, orfani, in attesa della loro mamma e del loro papà.
Informazioni e prenotazioni: info@mehala.org oppure 039/510737

lunedì 1 dicembre 2008

L'adozione che si avviCina

Il 25 novembre si è svolto a Palazzo Chigi l’incontro bilaterale tra una delegazione della Repubblica Popolare Cinese, guidata dal viceministro per gli affari civili, signora Jiang Li, e la Commissione per le adozioni internazionali, presieduta dal sottosegretario Carlo Giovanardi, al fine di approfondire lo stato di attuazione dell’accordo bilaterale nel settore delle adozioni firmato lo scorso anno (...) Le due delegazioni hanno riconosciuto l’andamento positivo della cooperazione fra Italia e Cina, che ha consentito il deposito di numerosi fascicoli. La parte cinese ha assicurato che, in via del tutto eccezionale rispetto ai tempi ordinariamente programmati dal sistema e come segno tangibile di amicizia, a breve sarà possibile procedere all’abbinamento delle prime ventidue coppie italiane a minori cinesi.

C'è un passaggio in questa notizia, pubblicata nella newsletter della Commissione per le Adozioni Internazionali, che preoccupa. Ovvero che la Cina ha assicurato tempi più brevi per gli abbinamento di coppie italiane e cinesi in segno di amicizia. Questo viene fatto, cioè, per fare una cortesia all'Italia e per dimostrare che i rapporti sono buoni la Cina. In un simile atteggiamento non è possibile non vedere un rischio: che l'apertura cinese sia fatta nell'interesse di una distensione nei rapporti diplomatici dei due paesi e non in quello (supremo, dice la legge) dei bambini. E' noto che in Cina, paese dove vige la cosiddetta legge del figlio unico (le coppie possono avere soltanto un figlio, salvo casi eccezionali, e comunque devono comunicare il parto alle autorità e avere da queste il via libera, pena salatissime multe), operino bande di trafficanti di bambini. Persone che rapiscono o comprano bimbi che vengono poi ceduti (venduti!) ad altre coppie. Spesso succede che i genitori decidano di consegnare loro stessi il figlio ai trafficanti, in cambio di denaro, per evitare di pagare la sanzione prevista per chi non è autorizzato ad avere figli oppure perché avrebbe preferito un maschietto alla femminuccia venuta alla luce... insomma, in un paese dove i diritti umani sono ancora una chimera l'augurio è che si riesca ad avere la certezza dell'effettivo stato di abbandono dei bimbi che saranno abbinati a coppie italiane. Perché, non ci stancheremo mai di ricordarlo, l'adozione internazionale dev'essere fatta nel supremo interesse del minore.

domenica 30 novembre 2008

Carneficina indiana

Innamorati - come lo siamo - dell'India, ci siamo sentiti impotenti di fronte al caleidoscopio di sentimenti che si alternavano sentendo, leggendo e osservando le notizie provenienti da Mumbai. La patria di Gandhi, la terra della non violenza, l'oasi - solo sognata, certo - di un modo pacifico di intendere l'esistenza e i rapporti umani, straziata da un attacco terroristico che ha lo stesso impatto, per l'India, di quello avuto per gli Usa con l'11 settembre.
Ci abbiamo provato a capire il perché. Non abbiamo trovato risposta. E allora vi proponiamo una rassegna stampa sulla carneficina di Mumbai (o Bombay, se preferite) per ragionare su quanto accaduto, cercare una spiegazione, una causa... vi renderete conto che i punti di vista e le analisi portano a conclusioni differenti, a dimostrazione che quanto accaduto a Mumbai resta, per molti versi, un autentico, macabro mistero...
- la strana disfatta di Barbara Palombelli
- dai Blackberry una pista porta all'Inghilterra da Repubblica.it
- Mumbai, il pakistan nel mirino da peacereporter.it
- l'ipotesi Pakistan da lettera22.it
- India, gli israeliani nel mirino da lastampa.it
- la mappa degli attacchi da lastampa.it

martedì 25 novembre 2008

adozioNews

La rassegna stampa di Mehala

Belgio, troppo poveri per tenerlo
vendono il figlio su eBay
(fonte: repubblica.it)

Avevano troppe difficolta' economiche per allevare il secondo figlio, cosi' hanno deciso, prima ancora della sua nascita, di metterlo in vendita su Internet. E' successo a Ghent, nel nord del Belgio. La gravidanza era troppo avanzata per abortire e, cosi', una coppia ha scelto di affidarsi al web. In rete hanno conosciuto un'altra coppia di nazionalita' olandese, pronta a occuparsi del bambino. Secondo il Het Laatse Nieuws, il neonato e' stato consegnato agli olandesi in cambio di denaro nel parcheggio dell'ospedale dove e' nato. Stando alla Procura di Ghent, che ha aperto un'inchiesta, il bambino e' stato "allevato correttamente" in Olanda e rimarra' con la famiglia con cui e' cresciuto, mentre i genitori naturali rischiano fino a cinque anni di carcere.

sabato 22 novembre 2008

L'insulto e il bambino

Cosa spinga noi adulti a rovinare i bambini pare che la scienza non l'abbia ancora svelato. In attesa di un'arguta e imprescindibile pubblicazione al riguardo, racconto ciò che è accaduto a mia figlia. Lo sfondo: un classe prima elementare di una bella scuola pubblica, di quelle che iniziano a scarseggiare e che rischiano di svanire sotto le mesh del ministro Gelmini (ma questa è un'altra storia). In classe i bimbi seguono la lezione. All'improvviso, non ho scoperto cosa sia accaduto esattamente, un compagno di classe di mia figlia la apostrofa: «Marocchina». La reazione della maestra, che pare abbia sgridato il bambino in questione, sembra dimostrare che l'utilizzo di una parola del tutto innocente, alla pari di «italiana», avesse assunto nell'esternazione del compagno di classe di mia figlia un significato offensivo. Mia figlia ha raccontato questa storia commentando: «Ma io l'ho già detto che sono nata in India», dando del commento dell'amichetto una connotazione geografica, forse più consona a bimbi di soli sei anni. E' chiaro che il bimbo non s'è svegliato al mattino con l'insana illuminazione di fare l'associazione di idee marocchina=offesa e, se l'ha fatto, è perché ha sentito qualche adulto (spero non i genitori) esercitarsi in idiozie lessicali. Ciò che mi ha sconcertato è proprio questo: possibile che noi adulti non si riesca a percepire il peso che ogni nostro commento, gesto, atto, stato d'animo ha sui bambini. Mi torna alla mente una poesia che ho proposto pochi post fa, ma che ho voglia di rileggere e far rileggere. Così, per meditare sulla nostra stupidità. E sulle nostre responsabilità.

I bambini imparano ciò che vivono.
Se un bambino vive nella critica impara a condannare.
Se un bambino vive nell'ostilità impara ad aggredire.
Se un bambino vive nell'ironia impara ad essere timido.
Se un bambino vive nella vergogna impara a sentirsi colpevole.
Se un bambino vive nella tolleranza impara ad essere paziente.
Se un bambino vive nell'incoraggiamento impara ad avere fiducia.
Se un bambino vive nella lealtà impara la giustizia.
Se un bambino vive nella disponibilità impara ad avere una fede.
Se un bambino vive nell'approvazione impara ad accettarsi.
Se un bambino vive nell'accettazione e nell'amicizia impara a trovare l'amore nel mondo.

martedì 18 novembre 2008

adozioNews

La rassegna stampa di Mehala

Chi rapisce i bambini
(fonte: Alessandro Gilioli - L'espresso)

Una ricerca della Fondazione Migrantes ha stabilito che non solo i nomadi non rapiscono i bambini - diceria medievale, roba da Rodolfo il Glabro - ma che il problema è semmai nelle adozioni troppo facili dei bimbi rom, sottratti alle loro famiglie e spediti prima in un istituto poi da genitori adottivi italiani.

E’ singolare come questa ricerca sia stata resa nota pochi giorni dopo una notizia che secondo me avrebbe meritato spazio, commenti e inchieste in quantità assai maggiore di quanto è avvenuto: quella della “fabbrica di bambini” da vendere all’Occidente scoperta in Nigeria la settimana scorsa.

La questione di un Occidente ricco e sterile che importa bimbi acquistandoli da un Terzo Mondo povero e fertile è uno dei grandi scandali della contemporaneità, di cui è effetto collaterale.

Eppure interessa poco e poco è trattato dai media, fondamentalmente per l’ipocrita sottofondo culturale secondo cui «comunque quei bambini vivono meglio da noi» - questa sì che è una frase razzista, assai più che Obama abbronzato.

Qualche tempo fa mi sono imbattuto per caso nel traffico dei bambini dal Nepal all’Europa, scrivendone anche su questo blog e su L’espresso cartaceo. Ma nessuna istituzione qui in Italia - secondo paese importatore di bambini nepalesi - ha mosso un dito per verificare e controllare, nemmeno il ministero della famiglia che ne avrebbe il compito per legge.

Quello del Nepal, del resto, è solo uno dei tanti traffici di bambini a scopo di adozione: dalla Moldavia alla Romania, dal Brasile al Guatemala il mercato cresce geometricamente.

Altro che zingari, cacchio.

adozioNews

La rassegna stampa di Mehala

Adozioni, meno burocrazia in India
(fonte: The Telegraph - Calcutta)

Bhubaneswar, Nov. 17: Hassle-free rules and changed mindsets have resulted in a healthy rise in adopting a child in the state.

Till 1997, the state witnessed only four adoption cases, including three boys. But the scenario changed dramatically in the past decade.

A report prepared by the state council for child welfare says that Orissa has witnessed a spurt in facilitating more adoption cases in recent years and the number is growing. “With adoption procedures getting less troublesome, more couples are showing interest in adopting children from Orissa,” says Sanjukta Mohanty, the council secretary.

“You have a room in your heart and at home you can have them. Unlike yesteryears, now the infertility certificate is not mandatory,” she said. Recently, the Central Adoption Resource Agency issued a circular to all agencies stating that the applicants need not produce fertility certificate anymore.

Earlier, it were only childless couple who came for adoption. However, many working couples have been showing a lot of interest at present.

Affluent couples already having children are keen to adopt orphans too and couples with single child are also going for adoption. Earlier, obstacles like time, money, paperwork stalled the process and many interested couples had to return empty handed. “But this isn’t the case now. Not just less cumbersome process, people these days are more educated, serious and come prepared,” she said.

“Earlier, people would miss out on documents like arranging an income certificate and criminal record among others. The initial enthusiasm died down after learning the lengthy procedure. But now we take extra care to counsel them and lead them a helping hand,” she added.

The council has scrutinised more than 100 adoptions this year. The adoption figures were 96, 182, 126, and 119 in 2004, 2005, 2006, and 2007, respectively. Besides domestic adoptions, the number of international adoption cases is also rising.

There have been adoptions from the US, Sweden, Germany, Australia, Spain, and France. This year only witnessed 36 international adoptions.

giovedì 13 novembre 2008

La mamma? La nonna, of course

Passeggiando per quel moltiplicatore di informazioni che è il web capita di imbattersi in ogni genere di notizie. L'ultima in ordine di tempo che ha attirato la nostra attenzione è questa: Ohio, nonna partorisce tre bimbe per la figlia (fonte: repubblica.it). In breve: una donna scopre di non poter avere figli biologici, allora chiede alla madre di prestarle l'utero per coronare il sogno di una famiglia. Nel link riportato sopra si vede la foto di mamma, figlia, genero e dei tre neonati. Fin qui la notizia. La quale, inevitabilmente, ha sollevato non pochi punti di domanda sull'unica conseguenza davvero importante di un fatto simile: come reagiranno i tre bambini conoscendo la verità? Come la affronteranno? E' tutto lecito quando si cerca un figlio?

martedì 11 novembre 2008

La mostra degli orrori

Se la convenzione per i diritti del fanciullo fosse una legge con tanto di pene per coloro che la infrangono, ci sarebbe decisamente molto più lavoro per i tribunali. Tra gli aspiranti imputati di sicuro uno sarebbe un sedicente artista cinese che in questi giorni ha organizzato l'esposizione «niente è impossibile», a Pechino. Tra le "opere" - si fa per dire - in mostra ve n'è una che tiene fede al titolo nel modo più deleterio e folle. La mostruosità in questione (qui trovate il link delle foto, pubblicate da repubblica.it) è un bambino. Sì, un bambino africano in carne e ossa lasciato in mezzo a sabbia e pagliericcio e costretto alla gogna di fronte al pubblico della mostra. Di fronte a simili prove penso che anche voi sarete d'accordo con la sentenza di questo tribunale nel dichiarare l'imputato colpevole.

domenica 9 novembre 2008

adozioNews

La rassegna stampa di Mehala

Orrore in una clinica nigeriana
Scoperta la "fabbrica dei bambini"
fonte: repubblica.it

ENUGU (Nigeria) - Nati per essere venduti. In Nigeria è stata scoperta una "fabbrica di bambini". Per tutti era una clinica per maternità, in realtà quello che si faceva all'interno, soprattutto di notte, era organizzare un traffico di neonati strappati al madri costrette con la forza alla gravidanza e messi sul mercato. Questo ha scoperto la polizia quando ha fatto irruzione nell'edificio di due piani di Enugu, nell'est del Paese. Quando gli agenti sono entrati hanno liberato una ventina di donne. Stando alla ricostruzione fornita dalle organizzazioni umanitarie di quella che è stata definita la più vasta operazione di polizia contro una rete di trafficanti di bambini, il medico responsabile della clinica di attirava giovani donne che portavano avanti gravidanze non volute, proponendo loro di aiutarle ad abortire. Le adolescenti venivano invece rinchiuse fino al giorno del parto, quindi costrette a separarsi dal proprio bambino in cambio di circa 20 mila naira (135 euro). I bambini veniva poi venduti, generalmente a nigeriani, per una cifra che oscilla tra i 300 e i 450 mila Naira (2.000-3.000 euro). "Appena entrata, mi hanno fatto un'iniezione e sono svenuta - ha raccontato alla France Presse una delle donne liberate - quando ho ripreso conoscenza, mi sono resa conto che era stata violentata". La ragazza, 18 anni, è stata quindi rinchiusa con le altre donne. Il medico l'ha violentata di nuovo il giorno dopo, una settimana prima dell'intervento della polizia. Secondo la polizia, il medico "invitava" anche altri uomini "per ingravidare le ragazze".
Secondo le organizzazioni locali che si battono contro il traffico di essere umani, le fabbriche di bambini non sono rare in Nigeria, il paese che conta il più alto numero di abitanti del continente africano, 140 milioni. E anche se non esistono dati precisi sul numero di neonati destinati ogni anno alla vendita, gli attivisti sostengono che si tratta di un'attività molto diffusa, gestita da organizzazioni molto strutturate. "Pensiamo siano più grandi di quanto sappiamo", dice Ijeoma Okoronkwo, direttore regionale dell'agenzia nazionale per il bando del traffico di esseri umani. Secondo l'Unicef, sono almeno dieci i bambini che vengono venduti ogni giorno in Nigeria per usarli come manodopera, per farli prostituire o semplicemente per la cultura della sterilità come maledizione che ancora permea molti strati della popolazione del Paese. Le strutture simili alla clinica di Enugu scoperte finora nel paese sono almeno una decina. "Tutto questo esiste da tempo, ma noi ne siamo al corrente solo dal dicembre 2006, quando un'ong ha lanciato l'allarme e ci ha segnalato che i bambini venivano venduti e che vi erano coinvolti gli ospedali", ha aggiunto. In alcuni casi, giovani donne molto povere ricorrono di propria volontà a questa pratica per avere denaro. Nella clinica di Enugu, "abbiamo trovato quattro donne che erano lì da tre anni, per fare figli", ha detto il responsabile locale per la sicurezza, Desmond Agu.

venerdì 7 novembre 2008

i nostri figli... abbronzati

Un paio di settimane fa avevamo ricevuto e pubblicato il contributo di un papà adottivo che, preoccupato per la deriva razzista del nostro Paese, ha scritto una lettera dal titolo volutamente provocatorio: "I nostri figli negri". Una lettera che, se fosse riscritta ora, avrebbe senz'altro un altro titolo: "I nostri figli abbronzati". Un cambio lessicale dovuto all'ultima gaffe internazionale del premier italiano Silvio Berlusconi, che così ha definito il neo presidente Usa Barack Obama. Berlusconi ha definito il suo commento una "carineria", ma noi che amiamo i nostri "figli abbronzati" non ce la sentiamo di essere così indulgenti, come il premier lo è stato con se stesso. Anzi, ci sembra azzeccato il commento che Curzio Maltese oggi ha fatto sulle colonne de La Repubblica: Da mesi, in previsione dell'evento storico dell'altra notte, si aspettava la prima gaffe di Silvio Berlusconi sul colore della pelle del nuovo presidente americano. Il Cavaliere non delude mai le peggiori aspettative e la battuta è arrivata. L'unica sorpresa è la tempistica. Ad appena ventiquattr'ore dall'elezione il premier se n'è uscito con la storia di Obama "abbronzato". Non è la solita cafonata alla quale ci ha abituato e ci siamo ormai rassegnati da lustri. È una definizione grondante di razzismo. Il peggior razzismo, quello semi inconsapevole e quindi assai autoindulgente che dilaga in Italia, fra la preoccupazione del resto del mondo. Una malattia sociale che un governo responsabile dovrebbe combattere, invece di sguazzarci con gusto. Segnaliamo infine un'iniziativa: blogger uniti contro il razzismo. Per chi volesse aderire, ecco il link

adozioNews

La rassegna stampa di Mehala

Londra, adozioni vietate ai fumatori
fonte comunicaweb.it

LONDRA. Dal 2012 i fumatori che vivono nella circoscrizione londinese di Redbridge, nord est della capitale britannica, non potranno più ricevere in custodia un bambino. La norma, votata all'unanimità dai consiglieri dell'amministrazione locale, vuole proteggere i bambini dai dannosi effetti del fumo passivo. «Ci rendiamo conto che questo è un tema molto delicato - ha dichiarato Michael Stark, consigliere Tory con delega all'infanzia - perché alcune persone considereranno questa legge come un'intrusione alle libertà individuali. D'altro canto, sappiamo anche che il fumo aumenta il rischio di serie malattie per i bambini».

martedì 4 novembre 2008

adozioNews

La rassegna stampa di Mehala

Cassazione, bimbo in adozione anche se la zia vuole occuparsene

fonte: ilvelino.it

Roma, 4 nov (Velino) - Per fermare l’adozione di un bambino non basta che la zia si dichiari pronta a prendere il posto della madre. La Cassazione spiega che “lo stato di abbandono non può essere escluso” dalla “disponibilità astratta” di un parente che, invece, va accertata “in concreto”. In particolare il giudice, nonostante “i buoni propositi” del familiare, deve verificare che questa disponibilità non sia “velleitaria e inattuabile”. Per dirla con un vecchio detto popolare: tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Con questa motivazione i giudici della prima sezione civile della Suprema Corte, con la sentenza 40594, hanno annullato con rinvio la decisione della Corte d’appello di Palermo che, ribaltando il provvedimento del tribunale per i minorenni, aveva revocato la dichiarazione di adottabilità di un bimbo orfano di padre la cui madre soffre di gravi problemi psichiatrici. Secondo i giudici d’appello la disponibilità offerta dalla zia del bambino era sufficiente per revocare lo stato di adottabilità.
Contro questa decisione ha presentato ricorso il curatore speciale del minore, sottolineando che il tribunale aveva anzitutto escluso la possibilita di un affidamento ai nonni materni, in quanto a loro volta avevano un difficile rapporto con la figlia. In secondo luogo i giudici di primo grado avevano rilevato che la disponibilità della zia era arrivata dopo mille ripensamenti, e che lei stessa aveva una situazione familiare complessa dal momento che il marito, imbarcato come marittimo, si assentava per lunghi periodi.
La Cassazione ha accolto il ricorso del curatore, giudicando “insufficiente” la motivazione dei giudici d’appello e ordinando che valutino nuovamente la vicenda tenendo conto della “concreta possibilità” della zia di occuparsi del bambino.

lunedì 3 novembre 2008

CAI: pronte le nuove linee guida

fonte: vita.it del 29 ottobre 2008

“Spero in un’adesione unanime”, si augura il Presidente della CAI Carlo Giovanardi.
Si è appena chiusa la riunione della Commissione Adozioni Internazionali che probabilmente ha messo fine alla “querelle” sul testo delle nuove Linee Guida per gli Enti Autorizzati.


“Penso che sul testo che abbiamo rivisto ci sarà un’adesione unanime”: così il presidente della Commissione Adozioni Internazionali, senatore Carlo Giovanardi, ha riassunto l’esito della riunione (a porte chiuse) che il 28 ottobre ha impegnato la Cai nella “limatura” della discussa delibera sulle nuove Linee Guida per gli Enti Autorizzati.Sul documento, che era stato approvato nel luglio scorso e mai pubblicato i Gazzetta Ufficiale, un importante numero di enti riuniti nel Coordinamento Cea aveva sollevato le barricate, creando una sostanziale spaccatura tra le varie realtà operanti nell’adozione. Alcune limitazioni operative e obblighi formali erano stati letti in modi diametralmente opposti: o come un inutile eccesso di burocrazia a scapito dell’efficienza e dell’efficacia delle procedure adottive e di un vero decollo della politica italiana del settore, o come una valorizzazione della professionalità degli enti e dunque una conquista di civiltà.Chi avesse ragione, è difficile dirlo. Probabilmente si vedrà in futuro.

Sul testo, che ora è stato reso più chiaro, gi interventi di "limatura" hanno riguardato in particolare l'obbligo di cooperazione nei 2 anni precedenti alla richiesta di estensione in un nuovo paese estero, le caratteristiche di esperienza del direttivo delle associazioni, l'annosa questione della territorialità degli enti e della distribuzione delle sedi.
Completo anche della modulistica tecnica, ora il testo della delibera potrebbe essere pubblicato a breve in Gazzetta

sabato 1 novembre 2008

adozioNews

La rassegna stampa di Mehala

Madre rifiuta il figlio
di Letizia Tassinari
(fonte: http://laetitiatassinari.wordpress.com)

Una coppia, sposata da anni. Il desiderio di un figlio. L’impossibilità ad averne. La decisione, maturata nel tempo, di adottare un bambino. La scelta, un’adozione internazionale. Un percorso lungo, e molto costoso. Il bimbo, di soli sette anni, nel 1999 arriva finalmente in Italia. Da un orfanotrofio bulgaro dove viveva insieme ad altri settecento ragazzi. Ad adottarlo un imprenditore viareggino e sua moglie. Se il padre è felice per questo figlio, che sente suo a tutti gli effetti, altrettanto non lo è la madre. Che “da subito lo rifiuta”, come ci racconta l’assistente sociale che ben conosce la “storia”. Cosi come “lo rifiutano i nonni materni”. Il bambino man mano che passano i mesi comincia a soffrire di una nota sindrome, l’Adhd,ossia l’ Attention Deficit Hyperactivity Disorder. Una sindrome infantile da deficit di attenzione e iperattività. Bambini agitati, che non stanno mai fermi, a torto definiti bambini cattivi e disobbedienti. L’iperattività, purtroppo, trae spesso origini dalla carenza di amore. Una malattia “mentale” dalle traballanti basi scientifiche, che negli Stati Uniti ha avuto un’escalation con 11 milioni di ragazzi diagnosticati, e che trova oggi legittimazione anche in Italia. Probabile che il bambino già ne soffrisse quando viveva in orfanotrofio in Bulgaria. Non è mai stato escluso che i medici bulgari lo riempissero di sedativi. La madre chiede aiuto ai Servizi Sociali. Si avvia così un percorso domiciliare che però non riesce. Il ragazzo, a 11 anni, viene mandato in una casa famiglia di don Bruno, nella Riviera Apuana. Unica persona di riferimento rimane il padre: un uomo affettuoso che quotidianamente lo va a trovare e lo ricopre di amore. “La madre, sempre più lontana, - racconta l’educatore – va a trovarlo sempre più di rado, quando ci va rimane fredda come un iceberg e poi non si presenta più, neanche agli appuntamenti “ufficiali”, come quello del compleanno”. Anche il percorso nella casa famiglia, durato tre anni, fallisce. Il ragazzo peggiora, anche se diventa un bravissimo pianista. Il padre, quasi un anno fa è morto. Una malattia che non lascia speranze ha “rubato” al ragazzo l’unica figura d’amore che avesse. Oggi le condizioni sono peggiorate. Il bimbo bulgaro, che ora ha 16 anni, vive in Umbria in una comunità ad indirizzo psichiatrico. Quale il suo futuro? Chiediamo. “Al compimento dei suoi 18 anni – risponde l’educatore sociale – tornerà a Viareggio, dove la madre che non lo vuole sembra abbia addirittura cercato di estrometterlo dall’eredità paterna”. Senza successo. Il giudice tutelare, in questo caso, dovrebbe aver bloccato ogni tentativo.

venerdì 31 ottobre 2008

paese che vai, guaio che trovi

Ci sono storie che dimostrano come le leggi vengano spesso fatte senza pensare alle conseguenze che possono avere. Soprattutto sui bambini. La storia che arriva dagli Stati Uniti (qui il link con l'articolo pubblicato sul sito della abc) racconta di un uomo che ha scoperto che l'ex fidanzata ha dato in adozione il figlio nascondendo il fatto all'ex convivente, anzi dicendogli che il bimbo era nato morto. La legge americana - cosa che fortunatamente è assolutamente vietata in Italia - permette la stipula di accordi privati tra genitori biologici e adottivi per dare in adozione il bambino. E così è stato, il tutto - verrebbe da sottolineare con un "ovviamente" - con la supervisione (profumatamente retribuita) di un avvocato specializzato in adozioni e che non si è minimamente preoccupato di conoscere la posizione del padre biologico sull'intenzione di dare il figlio in adozione. Quando il padre biologico ha scoperto quanto era accaduto, ha avviato una vera e propria battaglia legale contro la famiglia adottiva. Il tutto senza tenere assolutamente in conto delle ripercussioni che questa storiaccia potrà avere sull'unico che non ha voce in capitolo in tutta la vicenda: il bambino. La battaglia legale, infatti, al momento - stando alle cronache della Abc - è in una fase di stallo, con i nuovi avvocati dei genitori adottivi che hanno proposto al padre biologico (attenzione, attenzione!) la possibilità di stare con il bambino per due ore al mese.
Purtroppo, ancora una volta, nell'adozione viene messo in primo piano l'interesse degli adulti piuttosto che quello dei bambini. Leggi come quelle statunitensi che acconsentono accordi tra privati in questo che è un argomento estremamente delicato hanno un unico risultato: creare situazioni che nulla hanno a che fare con il vero spirito dell'adozione e che, potenzialmente, sono destabilizzanti per i bambini.

giovedì 30 ottobre 2008

rassegna stampa

Raddoppiano le adozioni internazionali ma lo Stato non aiuta

Le adozioni internazionali in Italia sono raddoppiate. I minori stranieri entrati nel nostro Paese a scopo adottivo sono stati, nel mese di settembre, circa 374 in più di quelli registrati nello stesso mese del 2007 (+49,6%). Gli ultimi arrivati hanno portato a quota 2.740 il totale degli ingressi dall'inizio dell'anno. Ventisette i Paesi di provenienza dei bambini, i principali sono stati: l'Ucraina, il Brasile, l'Etiopia, la Colombia, la Federazione Russa, la Cambogia, il Vietnam e l'india.

Un figlio naturale vale più del doppio di un figlio adottato
Nonostante il significativo incremento delle adozioni internazionali lo Stato italiano continua a investire più del doppio per la nascita e la crescita di un figlio naturale rispetto all'accoglienza di un bambino tramite l'adozione internazionale. Lo ha affermato Cinzia Bernicchi, portavoce del coordinamento di Enti Autorizzati "Oltre l'Adozione", intervenuta a un convegno sull'adozione a Roma. "Se è vero che le famiglie hanno a disposizione la coperura del servizio sanitario nazionale dal concepimento alla nascita dei figli, è altrettanto vero che l'adozione internazionale dovrebbe essere considerata alla stregua delle altre forme di genitorialità e per questo sostenuta dallo Stato, così come avviene con l'adozione nazionale e quella biologica. Solo in questo modo l'adozione internazionale smetterà di essere considerata un "affare privato" della famiglia adottiva".
(fonte: rainews24)

decalogo antirazzista

L'associazione Genitori si diventa ha pubblicato, sul suo sito, una sorta di decalogo antirazzista. Lo proponiamo anche sul blog di Mehala, perché riteniamo di riconoscere in queste parole il nostro modo di essere genitori...

• Fai attenzione alle parole, alle etichette, alle barzellette o alle battute poco rispettose: i bambini imparano tutto, si sa. Il tuo modo di parlare si traduce nel modo di pensare di tuo figlio.

• Trasmetti a tuo figlio la memoria, quella di un passato non lontano, quando dall’Italia si partiva per migrare in paesi poco accoglienti.
• Organizzati con altri genitori e chiedi agli insegnanti di tuo figlio di organizzare percorsi e laboratori sul tema della pace e della multiculturalità: molte associazioni e organizzazioni propongono con competenza progetti rivolti alle scuole.
• Se in classe di tuo figlio è iscritto un bambino immigrato anziché preoccuparti che il livello della classe diventi più scadente, invitalo a pranzo e regala a tuo figlio l’esperienza di arricchimento che ogni incontro racchiude.
• Non parlare sempre di cittadini extracomunitari per sottolinearne il disagio o la marginalità: leggi con tuo figlio fiabe e storie di altri paesi, ascoltate insieme musiche, filastrocche e ninnananne di altri paesi, partecipate alle feste multietniche, assaggia e proponi a tuo figlio altri sapori, altri odori, ricette di altre parti del mondo.
• Sollecita la curiosità e la riflessione sui temi della multiculturalità: esistono molti libri di fiabe e racconti rivolti a tutte le età, anche della prima infanzia, che aiutano a farlo con i propri figli.
• Se tuo figlio è grandicello (solo tu puoi stabilire quando è giunto il momento) leggi il giornale con lui e soffermati su questi temi. Aiutalo a capire, accompagnalo a formare il proprio pensiero, libero dagli schemi e dai luoghi comuni.

martedì 28 ottobre 2008

i nostri figli negri... di Massimo Salomoni

Ci ha scritto Massimo Salomoni, un papà adottivo che dopo aver letto il nostro blog ha voluto farci dono delle sue riflessioni su un tema che abbiamo affrontato qualche post fa: il razzismo e la discriminazione. Ben volentieri pubblichiamo la sua lettera, ottimo spunto per un dibattito sul tema. Segnaliamo anche una lettura interessante al riguardo, indicando il link di un articolo di Carlo Bonini di Repubblica.

Sono un genitore adottivo, e come me molte famiglie hanno figli con una pelle di colore diverso dalla maggioranza dei bambini della loro classe.
Per dirla con le sottili metafore utilizzate dai nostro popolo di santi, eroi e navigatori (che in strada o in treno non sta troppo a sottilizzare fra chi ha il permesso di soggiorno e chi è irregolare, chi è di seconda generazione e chi è adottato, chi è figlio di coppie "miste" e chi è "di seconda generazione") sono negri.
O cinesi, o marocchini, o zingari... ormai qui si picchiano tutti senza troppe distinzioni. E questo, da genitore, mi fa paura.
Noi genitori adottivi stiamo crescendo i nostri figli in una famiglia italiana, pur rispettando le loro origini e le loro storie, e non vorrei che, una volta riusciti a ricucire il loro dolore per l'abbandono
che hanno subito da bambini e aiutatili a integrarsi nella società che li circonda, si trovassero a essere fermati da qualche vigile urbano, o da qualche naziskin,
che li pesta dicendo di tornare al loro Paese, che guarda caso è questo.
Scusate la crudezza del titolo di questa mail, ma non ne posso davvero più . Non ne posso più del fatto che notizie così si ripetano ogni giorno, non ne posso più di chi sfoga la propria frustrazione su chi è diverso da lui, non ne posso più di chi giustifica queste aggressioni dicendo che non si tratta di razzismo (ma non ho mai sentito di nessuno che rincorreva un ladro di biscotti prendendolo a sprangate e gridandogli "sporco bianco").
E sono frustrato dal fatto che fra noi famiglie adottive , in riunioni e forum su internet, parliamo di quanto sia bello accogliere un bambino, mentre sul treno accanto a me un signore spiegava a un suo amico che "è meglio che Obama non venga eletto, se no si montano la testa anche i negri che abbiamo qui".
Abdul a Milano, Emmanuel a Parma, i campi nomadi incendiati a Napoli, gli insulti ai Martinitt da parte di due liceali a Milano, ora questo cinese a Roma... tutte queste vittime hanno il colore della pelle dei nostri figli, potrebbero essere loro da grandi, potrebbero essere nostri figli.
Anzi, sicuramente lo sono. Perché se abbracciamo la cultura dell' accoglienza, queste vittime sono davvero gli ultimi della terra. E questa volta la terra è la nostra, questo nostro Paese vecchio nell' anima, impaurito e astioso contro le cose che gli stanno cambiando intorno, sempre in cerca di giustificazioni pretestuose per assolversi da comportamenti che si possono soltanto definire indegni di una civiltà che si vanta delle sue radici cristiane. Ma evangelicamente un albero si riconosce dai suoi frutti, e non dalle sue radici. E i frutti malati di questo albero sono la dimostrazione che le radici cristiane sono state nutrite di veleno, e che forse sarebbe meglio abbattere l'albero e bonificare il terreno in cui sono piantate.
Forse un modo per farlo è davvero considerare tutte queste vittime come nostri figli, e visto che questo è il paese che ci è toccato in sorte e che abbiamo scelto per loro, dobbiamo fare di tutto per difenderli. Per difendere i nostri figli e il loro diritto a essere cittadini del mondo, e per difendere il nostro Paese da questa deriva che nessuna politica sta cercando seriamente di fermare. E a questo proposito, vorrei invitare a una riflessione l' onorevole Santanché: durante l'ultima puntata di Anno Zero la signora si è giustamente risentita perché un ospite, durante la pausa della pubblicità, l'ha insultata con un termine irripetibile che, quasi sicuramente, nasceva dal semplice fatto biologico di essere una donna. E si sa che cosa diventi una donna per gli ignoranti, quando la vogliono insultare. Pregherei però l'onorevole di fare un passo in più, e di considerare quanto per altri essere umani come lei possa essere offensivo essere insultati per il semplice fatto biologico di avere la pelle di un colore differente. E magari di riflettere su quella nostra conoscente, figlia di diplomatici africani, che ancora su un treno (ma che gente viaggia sui treni?) si è vista allungare da un distinto signore italiano un biglietto da 50 euro. Indovinate con quale motivazione.
Saluti cordiali e multicolori, come la nostra famiglia e quelle di tanti altri genitori adottivi.
Massimo Salomoni

martedì 21 ottobre 2008

adozioNews

La rassegna stampa di Mehala

L'esercito dei bambini senza famiglia

(fonte: La Stampa)

GIACOMO GALEAZZI
INVIATO A POMPEI (NAPOLI)
Oggi in Italia gli orfanotrofi ancora attivi sono solo nove. La campagna della Chiesa per riaprire gli orfanotrofi e contro la legge 149 parte dal santuario di Pompei, culla dei centri di accoglienza per l'infanzia abbandonata ed epicentro ieri della «mobilitazione mariana» per la visita di Benedetto XVI. Nel mirino la legge 149 del 2001. La Chiesa è preoccupata per i 46 mila bambini (di cui 34 mila italiani) che secondo l’Istat sono senza una famiglia, spesso vagano sulle strade, vittime dell’accattonaggio, della povertà estrema, del lavoro nero, della droga.

La legge fu varata per combattere l’abbandono dei minori disponendo la chiusura degli istituti entro il 31 dicembre 2006 e il ricorso all’affidamento a una famiglia o, qualora non fosse possibile, all’inserimento in una comunità d’accoglienza di tipo familiare. Bambini abbandonati dai genitori per svariate, a volte indecifrabili, ragioni. Bambini allontanati dal tribunale da famiglie problematiche. Eppure era stato fatto un accordo con le Regioni per fissare le tipologie di strutture che devono accogliere i minori che escono dagli istituti e non trovano famiglie affidatarie. Le Regioni avrebbero dovuto fornire i dati al governo ma non è stato fatto. Inoltre la legge prevede che le nuove strutture debbano fare una relazione, ogni sei mesi, alla procura presso il Tribunale per i minori, il quale può a sua volta ordinare ispezioni per verificare l’attuazione della legge. Sulla carta la legge voleva privilegiare l’affido rispetto all’inserimento in strutture di tipo familiare. Ma l’affido non è mai decollato.

Attualmente, circa 26 mila bambini senza una famiglia sono divisi a metà tra comunità e affido. Altri ventimila, devono badare a loro stessi. Tanto più che gli italiani per l’86% non ritengono «abbandonati» i minori ospitati in istituti, nonostante il fenomeno coinvolga in Italia circa decine di migliaia di bambini e ragazzi. Intanto l’assistenza di un bambino in istituto costa allo Stato più del doppio dell’accoglienza in famiglia tramite l’affido, mentre le adozioni nazionali sono sempre più difficili. Di fronte a questo quadro, secondo il j’accuse ecclesiale, le istituzioni sono assenti, quando non addirittura d’ostacolo, e anche la scuola si dimostra impreparata ad affrontare il problema.

Lo Stato in media per un bambino in assistenza (in istituto) investe 10.695 euro all’anno a fronte dei 5.200 investi per singolo minore in affidamento. Ma la spesa pubblica su questo fronte varia significativamente da regione a regione: in Lombardia, ad esempio, si spendono in media oltre 15mila euro all’anno per un bambino in istituto e 3.457 euro per un bambino in affido, nel Lazio in media per un bambino assistito nel comune di Roma occorrono 18 mila euro l’anno, mentre l’affido richiede 3.098 euro.

Nel frattempo cala il numero di procedimenti inviati ai tribunali minorili per dichiarare «adottabile» un bambino. Dai 3.200 procedimenti avviati nel 1995 si arriva ai 2694 del 2002, mentre le dichiarazioni di adottabilità sono passate da circa 1.500 nel 1997 a 1.080 del 2002. Nel 2003 dell’intera popolazione in centri socio-assistenziali stimata intorno ai 20 mila minori (dati Istat) solo 869 erano bambini o adolescenti adottabili, pari al 4,3% del totale, e 342 con l’iter di adottabilità non ancora concluso. Nel corso dell’anno sono stati accolti nelle strutture 8.855 minori, mentre ne sono usciti 9.833: di questi, solo il 4,2% (415) è stato adottato.

venerdì 17 ottobre 2008

la scienza scomunica il razzismo

Scienziati e universitari italiani uniti contro il razzismo. Alcune settimane fa, nel corso di un meeting che si è tenuto a Pisa, personalità del mondo della scienza come il premio Nobel Rita Levi Montalcini hanno realizzato e sottoscritto un manifesto contro il razzismo. L'articolo 1 recita: ''Le razze umane non esistono. L’esistenza delle razze umane è un’astrazione derivante da una cattiva interpretazione di piccole differenze fisiche fra persone, percepite dai nostri sensi, erroneamente associate a differenze 'psicologiche' e interpretate sulla base di pregiudizi secolari. Queste astratte suddivisioni, basate sull’idea che gli umani formino gruppi biologicamente ed ereditariamente ben distinti, sono pure invenzioni da sempre utilizzate per classificare arbitrariamente uomini e donne in 'migliori' e 'peggiori' e quindi discriminare questi ultimi (sempre i più deboli), dopo averli additati come la chiave di tutti i mali nei momenti di crisi''.
In tempi in cui c'è chi si diletta addirittura a colorare di vernice bianca le sagome di bimbi neri realizzate dagli alunni di una scuola elementare, leggere certi manifesti non fa male.
Per scaricare l'intero manifesto, cliccare qui.
(fonte peacereporter.it)

venerdì 10 ottobre 2008

I bimbi fantasma di Lampedusa

Manca poco più di un mese al diciannovesimo compleanno della convenzione Onu per i diritti del fanciullo. Una carta piena di belle intenzioni e diritti sacrosanti, che il più delle volte non vengono però messi in pratica. Un reportage di repubblica (cliccate qui per leggerlo) dimostra che anche l'Italia deve lavorare molto per trasformare i sogni in realtà

Adozione, in Spagna va così...

Nelle notizie pubblicate oggi, eccone una che dimostra come sull'adozione ci sia ancora molta strada da fare, anche nei confronti dei governi...

Madrid, 10 ott. (Apcom) - I genitori adottivi dovranno informare i figli del fatto che non sono i loro discendenti biologici "non appena questi abbiano la maturità sufficiente e in ogni caso non appena abbiano compiuto i 12 anni": è una delle disposizioni più innovative della bozza del nuovo Codice civile catalano, in via di elaborazione da parte del dipartimento per la Giustizia del governo regionale della Catalogna. Un'iniziativa unica in Spagna che, secondo quanto riportano i media spagnoli, è ispirata a legislazioni dei paesi nordici.
Il progetto - che dovrebbe essere approvato a novembre - vuole seguire le raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) e degli accordi internazionali sulle adozioni: la stragrende maggioranza degli psicologi clinici consigliano infatti che i bambini adottati sappiano di non essere figli biologici dei genitori adottivi.
La nuova legislazione è anche mirata a facilitare le adozioni internazionali nel caso di minori in situazione di accoglienza o tutela; e tende a facilitare anche le adozioni di minori abbandonati, rendendo più semplice la privazione della patria potestà ai genitori biologici che si disinteressino immotivatemante dei figli abbandonati per più di un anno. I figli adottivi, prevede la bozza, saranno del tutto equiparati legalmente a quelli naturali (finora il padre dell'adottante non è considerato nonno dell'adottato).
Ma non basta: un'altra previsione pionieristica promuove i divorzi di mutuo accordo e obbliga le coppie divorziate (anche nel caso di divorzio giudiziale) a presentare un "pla de parentalitat", cioè un piano per l'educazione dei figli, con proposte di ciascuno sulla custodia e l'educazione. La nuova normativa, però, è certamente destinata a far discutere, perché incide su un rapporto delicato e personale come quello fra genitori e figli: in attesa di polemiche politiche, oggi già i lettori dei siti online dei giornali spagnoli come 'El Pais' si sono espressi spesso in toni critici sull'iniziativa nei 'blog' di commento alla notizia.

mercoledì 8 ottobre 2008

Qualcosa resta


Forse l’avventura di Mehala è iniziata da qui. Uno scantinato con mucchi di giochi, materiale sanitario e quanto (pensavamo) potesse essere necessario per affrontare il nostro viaggio in India “non a mani vuote”.
Mehala è partita con quelle valigie che sembravano dover esplodere da un momento all’altro, con i nostri sguardi e i nostri animi orgogliosi e impazienti che ci siamo portati dietro per due settimane di India del sud.
Abbiamo visto cose che non avremmo mai voluto vedere. Abbiamo parlato con persone che hanno creduto nelle nostre facce e fatto loro i nostri sogni.
Siamo tornati dall’India con una promessa rivolta ai bambini degli otto orfanotrofi che visitammo. A tutti loro avremmo cercato una mamma e un papà. Dovunque essi fossero. Nel frattempo gli avremmo concesso di giocare, di stare all’aria aperta, di non combattere notte e giorno con le zanzare.
Sono passati più di quattro anni da quel nostro viaggio. Alcuni di noi si sono persi per la strada, altri amici si sono aggregati al nostro più grande sogno. Mehala è diventato un Ente Autorizzato alle Adozioni Internazionali, ha attivi progetti di cooperazione in India, in Brasile, in Kenya e in Madagascar. Organizza e promuove giornate di approfondimento sulle tematiche adottive. Entra nelle scuole per parlare di adozione e di affido familiare. Incontra coppie, bambini, giovani e ragazzi in difficoltà. Eppure continua a rimanere in quello stesso scantinato.

I pericoli delle adozioni scorciatoia

Nel 2001 fece grande scandalo, per chi crede che l'adozione debba essere un'opportunità per i bambini di trovare una famiglia e non viceversa, la scorciatoia con la quale Sharon Stone riuscì a diventare la mamma di Roan. I risultati, o meglio i danni, di quei favoritismi garantiti all'attrice sono stati di recente pubblicati su tutti i giornali del mondo. In questo link troverete l'articolo da repubblica.it.

Perché un blog

Cari Amici di Mehala, che senso ha per un'associazione aprire un "diario personale" telematico? E' una domanda che ci siamo posti, nel momento in cui abbiamo deciso di affiancare al sito istituzionale mehala.org questo blog. La risposta è forse banale, nella sua semplicità: per avere uno spazio in cui confrontarci, dialogare, informare con maggiore velocità, raccogliere e pubblicare le riflessioni di tutti, i commenti e ogni spunto utile per far crescere Mehala e noi stessi.
Benvenuti: buona lettura e scrittura a tutti