domenica 30 novembre 2008

Carneficina indiana

Innamorati - come lo siamo - dell'India, ci siamo sentiti impotenti di fronte al caleidoscopio di sentimenti che si alternavano sentendo, leggendo e osservando le notizie provenienti da Mumbai. La patria di Gandhi, la terra della non violenza, l'oasi - solo sognata, certo - di un modo pacifico di intendere l'esistenza e i rapporti umani, straziata da un attacco terroristico che ha lo stesso impatto, per l'India, di quello avuto per gli Usa con l'11 settembre.
Ci abbiamo provato a capire il perché. Non abbiamo trovato risposta. E allora vi proponiamo una rassegna stampa sulla carneficina di Mumbai (o Bombay, se preferite) per ragionare su quanto accaduto, cercare una spiegazione, una causa... vi renderete conto che i punti di vista e le analisi portano a conclusioni differenti, a dimostrazione che quanto accaduto a Mumbai resta, per molti versi, un autentico, macabro mistero...
- la strana disfatta di Barbara Palombelli
- dai Blackberry una pista porta all'Inghilterra da Repubblica.it
- Mumbai, il pakistan nel mirino da peacereporter.it
- l'ipotesi Pakistan da lettera22.it
- India, gli israeliani nel mirino da lastampa.it
- la mappa degli attacchi da lastampa.it

martedì 25 novembre 2008

adozioNews

La rassegna stampa di Mehala

Belgio, troppo poveri per tenerlo
vendono il figlio su eBay
(fonte: repubblica.it)

Avevano troppe difficolta' economiche per allevare il secondo figlio, cosi' hanno deciso, prima ancora della sua nascita, di metterlo in vendita su Internet. E' successo a Ghent, nel nord del Belgio. La gravidanza era troppo avanzata per abortire e, cosi', una coppia ha scelto di affidarsi al web. In rete hanno conosciuto un'altra coppia di nazionalita' olandese, pronta a occuparsi del bambino. Secondo il Het Laatse Nieuws, il neonato e' stato consegnato agli olandesi in cambio di denaro nel parcheggio dell'ospedale dove e' nato. Stando alla Procura di Ghent, che ha aperto un'inchiesta, il bambino e' stato "allevato correttamente" in Olanda e rimarra' con la famiglia con cui e' cresciuto, mentre i genitori naturali rischiano fino a cinque anni di carcere.

sabato 22 novembre 2008

L'insulto e il bambino

Cosa spinga noi adulti a rovinare i bambini pare che la scienza non l'abbia ancora svelato. In attesa di un'arguta e imprescindibile pubblicazione al riguardo, racconto ciò che è accaduto a mia figlia. Lo sfondo: un classe prima elementare di una bella scuola pubblica, di quelle che iniziano a scarseggiare e che rischiano di svanire sotto le mesh del ministro Gelmini (ma questa è un'altra storia). In classe i bimbi seguono la lezione. All'improvviso, non ho scoperto cosa sia accaduto esattamente, un compagno di classe di mia figlia la apostrofa: «Marocchina». La reazione della maestra, che pare abbia sgridato il bambino in questione, sembra dimostrare che l'utilizzo di una parola del tutto innocente, alla pari di «italiana», avesse assunto nell'esternazione del compagno di classe di mia figlia un significato offensivo. Mia figlia ha raccontato questa storia commentando: «Ma io l'ho già detto che sono nata in India», dando del commento dell'amichetto una connotazione geografica, forse più consona a bimbi di soli sei anni. E' chiaro che il bimbo non s'è svegliato al mattino con l'insana illuminazione di fare l'associazione di idee marocchina=offesa e, se l'ha fatto, è perché ha sentito qualche adulto (spero non i genitori) esercitarsi in idiozie lessicali. Ciò che mi ha sconcertato è proprio questo: possibile che noi adulti non si riesca a percepire il peso che ogni nostro commento, gesto, atto, stato d'animo ha sui bambini. Mi torna alla mente una poesia che ho proposto pochi post fa, ma che ho voglia di rileggere e far rileggere. Così, per meditare sulla nostra stupidità. E sulle nostre responsabilità.

I bambini imparano ciò che vivono.
Se un bambino vive nella critica impara a condannare.
Se un bambino vive nell'ostilità impara ad aggredire.
Se un bambino vive nell'ironia impara ad essere timido.
Se un bambino vive nella vergogna impara a sentirsi colpevole.
Se un bambino vive nella tolleranza impara ad essere paziente.
Se un bambino vive nell'incoraggiamento impara ad avere fiducia.
Se un bambino vive nella lealtà impara la giustizia.
Se un bambino vive nella disponibilità impara ad avere una fede.
Se un bambino vive nell'approvazione impara ad accettarsi.
Se un bambino vive nell'accettazione e nell'amicizia impara a trovare l'amore nel mondo.

martedì 18 novembre 2008

adozioNews

La rassegna stampa di Mehala

Chi rapisce i bambini
(fonte: Alessandro Gilioli - L'espresso)

Una ricerca della Fondazione Migrantes ha stabilito che non solo i nomadi non rapiscono i bambini - diceria medievale, roba da Rodolfo il Glabro - ma che il problema è semmai nelle adozioni troppo facili dei bimbi rom, sottratti alle loro famiglie e spediti prima in un istituto poi da genitori adottivi italiani.

E’ singolare come questa ricerca sia stata resa nota pochi giorni dopo una notizia che secondo me avrebbe meritato spazio, commenti e inchieste in quantità assai maggiore di quanto è avvenuto: quella della “fabbrica di bambini” da vendere all’Occidente scoperta in Nigeria la settimana scorsa.

La questione di un Occidente ricco e sterile che importa bimbi acquistandoli da un Terzo Mondo povero e fertile è uno dei grandi scandali della contemporaneità, di cui è effetto collaterale.

Eppure interessa poco e poco è trattato dai media, fondamentalmente per l’ipocrita sottofondo culturale secondo cui «comunque quei bambini vivono meglio da noi» - questa sì che è una frase razzista, assai più che Obama abbronzato.

Qualche tempo fa mi sono imbattuto per caso nel traffico dei bambini dal Nepal all’Europa, scrivendone anche su questo blog e su L’espresso cartaceo. Ma nessuna istituzione qui in Italia - secondo paese importatore di bambini nepalesi - ha mosso un dito per verificare e controllare, nemmeno il ministero della famiglia che ne avrebbe il compito per legge.

Quello del Nepal, del resto, è solo uno dei tanti traffici di bambini a scopo di adozione: dalla Moldavia alla Romania, dal Brasile al Guatemala il mercato cresce geometricamente.

Altro che zingari, cacchio.

adozioNews

La rassegna stampa di Mehala

Adozioni, meno burocrazia in India
(fonte: The Telegraph - Calcutta)

Bhubaneswar, Nov. 17: Hassle-free rules and changed mindsets have resulted in a healthy rise in adopting a child in the state.

Till 1997, the state witnessed only four adoption cases, including three boys. But the scenario changed dramatically in the past decade.

A report prepared by the state council for child welfare says that Orissa has witnessed a spurt in facilitating more adoption cases in recent years and the number is growing. “With adoption procedures getting less troublesome, more couples are showing interest in adopting children from Orissa,” says Sanjukta Mohanty, the council secretary.

“You have a room in your heart and at home you can have them. Unlike yesteryears, now the infertility certificate is not mandatory,” she said. Recently, the Central Adoption Resource Agency issued a circular to all agencies stating that the applicants need not produce fertility certificate anymore.

Earlier, it were only childless couple who came for adoption. However, many working couples have been showing a lot of interest at present.

Affluent couples already having children are keen to adopt orphans too and couples with single child are also going for adoption. Earlier, obstacles like time, money, paperwork stalled the process and many interested couples had to return empty handed. “But this isn’t the case now. Not just less cumbersome process, people these days are more educated, serious and come prepared,” she said.

“Earlier, people would miss out on documents like arranging an income certificate and criminal record among others. The initial enthusiasm died down after learning the lengthy procedure. But now we take extra care to counsel them and lead them a helping hand,” she added.

The council has scrutinised more than 100 adoptions this year. The adoption figures were 96, 182, 126, and 119 in 2004, 2005, 2006, and 2007, respectively. Besides domestic adoptions, the number of international adoption cases is also rising.

There have been adoptions from the US, Sweden, Germany, Australia, Spain, and France. This year only witnessed 36 international adoptions.

giovedì 13 novembre 2008

La mamma? La nonna, of course

Passeggiando per quel moltiplicatore di informazioni che è il web capita di imbattersi in ogni genere di notizie. L'ultima in ordine di tempo che ha attirato la nostra attenzione è questa: Ohio, nonna partorisce tre bimbe per la figlia (fonte: repubblica.it). In breve: una donna scopre di non poter avere figli biologici, allora chiede alla madre di prestarle l'utero per coronare il sogno di una famiglia. Nel link riportato sopra si vede la foto di mamma, figlia, genero e dei tre neonati. Fin qui la notizia. La quale, inevitabilmente, ha sollevato non pochi punti di domanda sull'unica conseguenza davvero importante di un fatto simile: come reagiranno i tre bambini conoscendo la verità? Come la affronteranno? E' tutto lecito quando si cerca un figlio?

martedì 11 novembre 2008

La mostra degli orrori

Se la convenzione per i diritti del fanciullo fosse una legge con tanto di pene per coloro che la infrangono, ci sarebbe decisamente molto più lavoro per i tribunali. Tra gli aspiranti imputati di sicuro uno sarebbe un sedicente artista cinese che in questi giorni ha organizzato l'esposizione «niente è impossibile», a Pechino. Tra le "opere" - si fa per dire - in mostra ve n'è una che tiene fede al titolo nel modo più deleterio e folle. La mostruosità in questione (qui trovate il link delle foto, pubblicate da repubblica.it) è un bambino. Sì, un bambino africano in carne e ossa lasciato in mezzo a sabbia e pagliericcio e costretto alla gogna di fronte al pubblico della mostra. Di fronte a simili prove penso che anche voi sarete d'accordo con la sentenza di questo tribunale nel dichiarare l'imputato colpevole.

domenica 9 novembre 2008

adozioNews

La rassegna stampa di Mehala

Orrore in una clinica nigeriana
Scoperta la "fabbrica dei bambini"
fonte: repubblica.it

ENUGU (Nigeria) - Nati per essere venduti. In Nigeria è stata scoperta una "fabbrica di bambini". Per tutti era una clinica per maternità, in realtà quello che si faceva all'interno, soprattutto di notte, era organizzare un traffico di neonati strappati al madri costrette con la forza alla gravidanza e messi sul mercato. Questo ha scoperto la polizia quando ha fatto irruzione nell'edificio di due piani di Enugu, nell'est del Paese. Quando gli agenti sono entrati hanno liberato una ventina di donne. Stando alla ricostruzione fornita dalle organizzazioni umanitarie di quella che è stata definita la più vasta operazione di polizia contro una rete di trafficanti di bambini, il medico responsabile della clinica di attirava giovani donne che portavano avanti gravidanze non volute, proponendo loro di aiutarle ad abortire. Le adolescenti venivano invece rinchiuse fino al giorno del parto, quindi costrette a separarsi dal proprio bambino in cambio di circa 20 mila naira (135 euro). I bambini veniva poi venduti, generalmente a nigeriani, per una cifra che oscilla tra i 300 e i 450 mila Naira (2.000-3.000 euro). "Appena entrata, mi hanno fatto un'iniezione e sono svenuta - ha raccontato alla France Presse una delle donne liberate - quando ho ripreso conoscenza, mi sono resa conto che era stata violentata". La ragazza, 18 anni, è stata quindi rinchiusa con le altre donne. Il medico l'ha violentata di nuovo il giorno dopo, una settimana prima dell'intervento della polizia. Secondo la polizia, il medico "invitava" anche altri uomini "per ingravidare le ragazze".
Secondo le organizzazioni locali che si battono contro il traffico di essere umani, le fabbriche di bambini non sono rare in Nigeria, il paese che conta il più alto numero di abitanti del continente africano, 140 milioni. E anche se non esistono dati precisi sul numero di neonati destinati ogni anno alla vendita, gli attivisti sostengono che si tratta di un'attività molto diffusa, gestita da organizzazioni molto strutturate. "Pensiamo siano più grandi di quanto sappiamo", dice Ijeoma Okoronkwo, direttore regionale dell'agenzia nazionale per il bando del traffico di esseri umani. Secondo l'Unicef, sono almeno dieci i bambini che vengono venduti ogni giorno in Nigeria per usarli come manodopera, per farli prostituire o semplicemente per la cultura della sterilità come maledizione che ancora permea molti strati della popolazione del Paese. Le strutture simili alla clinica di Enugu scoperte finora nel paese sono almeno una decina. "Tutto questo esiste da tempo, ma noi ne siamo al corrente solo dal dicembre 2006, quando un'ong ha lanciato l'allarme e ci ha segnalato che i bambini venivano venduti e che vi erano coinvolti gli ospedali", ha aggiunto. In alcuni casi, giovani donne molto povere ricorrono di propria volontà a questa pratica per avere denaro. Nella clinica di Enugu, "abbiamo trovato quattro donne che erano lì da tre anni, per fare figli", ha detto il responsabile locale per la sicurezza, Desmond Agu.

venerdì 7 novembre 2008

i nostri figli... abbronzati

Un paio di settimane fa avevamo ricevuto e pubblicato il contributo di un papà adottivo che, preoccupato per la deriva razzista del nostro Paese, ha scritto una lettera dal titolo volutamente provocatorio: "I nostri figli negri". Una lettera che, se fosse riscritta ora, avrebbe senz'altro un altro titolo: "I nostri figli abbronzati". Un cambio lessicale dovuto all'ultima gaffe internazionale del premier italiano Silvio Berlusconi, che così ha definito il neo presidente Usa Barack Obama. Berlusconi ha definito il suo commento una "carineria", ma noi che amiamo i nostri "figli abbronzati" non ce la sentiamo di essere così indulgenti, come il premier lo è stato con se stesso. Anzi, ci sembra azzeccato il commento che Curzio Maltese oggi ha fatto sulle colonne de La Repubblica: Da mesi, in previsione dell'evento storico dell'altra notte, si aspettava la prima gaffe di Silvio Berlusconi sul colore della pelle del nuovo presidente americano. Il Cavaliere non delude mai le peggiori aspettative e la battuta è arrivata. L'unica sorpresa è la tempistica. Ad appena ventiquattr'ore dall'elezione il premier se n'è uscito con la storia di Obama "abbronzato". Non è la solita cafonata alla quale ci ha abituato e ci siamo ormai rassegnati da lustri. È una definizione grondante di razzismo. Il peggior razzismo, quello semi inconsapevole e quindi assai autoindulgente che dilaga in Italia, fra la preoccupazione del resto del mondo. Una malattia sociale che un governo responsabile dovrebbe combattere, invece di sguazzarci con gusto. Segnaliamo infine un'iniziativa: blogger uniti contro il razzismo. Per chi volesse aderire, ecco il link

adozioNews

La rassegna stampa di Mehala

Londra, adozioni vietate ai fumatori
fonte comunicaweb.it

LONDRA. Dal 2012 i fumatori che vivono nella circoscrizione londinese di Redbridge, nord est della capitale britannica, non potranno più ricevere in custodia un bambino. La norma, votata all'unanimità dai consiglieri dell'amministrazione locale, vuole proteggere i bambini dai dannosi effetti del fumo passivo. «Ci rendiamo conto che questo è un tema molto delicato - ha dichiarato Michael Stark, consigliere Tory con delega all'infanzia - perché alcune persone considereranno questa legge come un'intrusione alle libertà individuali. D'altro canto, sappiamo anche che il fumo aumenta il rischio di serie malattie per i bambini».

martedì 4 novembre 2008

adozioNews

La rassegna stampa di Mehala

Cassazione, bimbo in adozione anche se la zia vuole occuparsene

fonte: ilvelino.it

Roma, 4 nov (Velino) - Per fermare l’adozione di un bambino non basta che la zia si dichiari pronta a prendere il posto della madre. La Cassazione spiega che “lo stato di abbandono non può essere escluso” dalla “disponibilità astratta” di un parente che, invece, va accertata “in concreto”. In particolare il giudice, nonostante “i buoni propositi” del familiare, deve verificare che questa disponibilità non sia “velleitaria e inattuabile”. Per dirla con un vecchio detto popolare: tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Con questa motivazione i giudici della prima sezione civile della Suprema Corte, con la sentenza 40594, hanno annullato con rinvio la decisione della Corte d’appello di Palermo che, ribaltando il provvedimento del tribunale per i minorenni, aveva revocato la dichiarazione di adottabilità di un bimbo orfano di padre la cui madre soffre di gravi problemi psichiatrici. Secondo i giudici d’appello la disponibilità offerta dalla zia del bambino era sufficiente per revocare lo stato di adottabilità.
Contro questa decisione ha presentato ricorso il curatore speciale del minore, sottolineando che il tribunale aveva anzitutto escluso la possibilita di un affidamento ai nonni materni, in quanto a loro volta avevano un difficile rapporto con la figlia. In secondo luogo i giudici di primo grado avevano rilevato che la disponibilità della zia era arrivata dopo mille ripensamenti, e che lei stessa aveva una situazione familiare complessa dal momento che il marito, imbarcato come marittimo, si assentava per lunghi periodi.
La Cassazione ha accolto il ricorso del curatore, giudicando “insufficiente” la motivazione dei giudici d’appello e ordinando che valutino nuovamente la vicenda tenendo conto della “concreta possibilità” della zia di occuparsi del bambino.

lunedì 3 novembre 2008

CAI: pronte le nuove linee guida

fonte: vita.it del 29 ottobre 2008

“Spero in un’adesione unanime”, si augura il Presidente della CAI Carlo Giovanardi.
Si è appena chiusa la riunione della Commissione Adozioni Internazionali che probabilmente ha messo fine alla “querelle” sul testo delle nuove Linee Guida per gli Enti Autorizzati.


“Penso che sul testo che abbiamo rivisto ci sarà un’adesione unanime”: così il presidente della Commissione Adozioni Internazionali, senatore Carlo Giovanardi, ha riassunto l’esito della riunione (a porte chiuse) che il 28 ottobre ha impegnato la Cai nella “limatura” della discussa delibera sulle nuove Linee Guida per gli Enti Autorizzati.Sul documento, che era stato approvato nel luglio scorso e mai pubblicato i Gazzetta Ufficiale, un importante numero di enti riuniti nel Coordinamento Cea aveva sollevato le barricate, creando una sostanziale spaccatura tra le varie realtà operanti nell’adozione. Alcune limitazioni operative e obblighi formali erano stati letti in modi diametralmente opposti: o come un inutile eccesso di burocrazia a scapito dell’efficienza e dell’efficacia delle procedure adottive e di un vero decollo della politica italiana del settore, o come una valorizzazione della professionalità degli enti e dunque una conquista di civiltà.Chi avesse ragione, è difficile dirlo. Probabilmente si vedrà in futuro.

Sul testo, che ora è stato reso più chiaro, gi interventi di "limatura" hanno riguardato in particolare l'obbligo di cooperazione nei 2 anni precedenti alla richiesta di estensione in un nuovo paese estero, le caratteristiche di esperienza del direttivo delle associazioni, l'annosa questione della territorialità degli enti e della distribuzione delle sedi.
Completo anche della modulistica tecnica, ora il testo della delibera potrebbe essere pubblicato a breve in Gazzetta

sabato 1 novembre 2008

adozioNews

La rassegna stampa di Mehala

Madre rifiuta il figlio
di Letizia Tassinari
(fonte: http://laetitiatassinari.wordpress.com)

Una coppia, sposata da anni. Il desiderio di un figlio. L’impossibilità ad averne. La decisione, maturata nel tempo, di adottare un bambino. La scelta, un’adozione internazionale. Un percorso lungo, e molto costoso. Il bimbo, di soli sette anni, nel 1999 arriva finalmente in Italia. Da un orfanotrofio bulgaro dove viveva insieme ad altri settecento ragazzi. Ad adottarlo un imprenditore viareggino e sua moglie. Se il padre è felice per questo figlio, che sente suo a tutti gli effetti, altrettanto non lo è la madre. Che “da subito lo rifiuta”, come ci racconta l’assistente sociale che ben conosce la “storia”. Cosi come “lo rifiutano i nonni materni”. Il bambino man mano che passano i mesi comincia a soffrire di una nota sindrome, l’Adhd,ossia l’ Attention Deficit Hyperactivity Disorder. Una sindrome infantile da deficit di attenzione e iperattività. Bambini agitati, che non stanno mai fermi, a torto definiti bambini cattivi e disobbedienti. L’iperattività, purtroppo, trae spesso origini dalla carenza di amore. Una malattia “mentale” dalle traballanti basi scientifiche, che negli Stati Uniti ha avuto un’escalation con 11 milioni di ragazzi diagnosticati, e che trova oggi legittimazione anche in Italia. Probabile che il bambino già ne soffrisse quando viveva in orfanotrofio in Bulgaria. Non è mai stato escluso che i medici bulgari lo riempissero di sedativi. La madre chiede aiuto ai Servizi Sociali. Si avvia così un percorso domiciliare che però non riesce. Il ragazzo, a 11 anni, viene mandato in una casa famiglia di don Bruno, nella Riviera Apuana. Unica persona di riferimento rimane il padre: un uomo affettuoso che quotidianamente lo va a trovare e lo ricopre di amore. “La madre, sempre più lontana, - racconta l’educatore – va a trovarlo sempre più di rado, quando ci va rimane fredda come un iceberg e poi non si presenta più, neanche agli appuntamenti “ufficiali”, come quello del compleanno”. Anche il percorso nella casa famiglia, durato tre anni, fallisce. Il ragazzo peggiora, anche se diventa un bravissimo pianista. Il padre, quasi un anno fa è morto. Una malattia che non lascia speranze ha “rubato” al ragazzo l’unica figura d’amore che avesse. Oggi le condizioni sono peggiorate. Il bimbo bulgaro, che ora ha 16 anni, vive in Umbria in una comunità ad indirizzo psichiatrico. Quale il suo futuro? Chiediamo. “Al compimento dei suoi 18 anni – risponde l’educatore sociale – tornerà a Viareggio, dove la madre che non lo vuole sembra abbia addirittura cercato di estrometterlo dall’eredità paterna”. Senza successo. Il giudice tutelare, in questo caso, dovrebbe aver bloccato ogni tentativo.