sabato 1 novembre 2008

adozioNews

La rassegna stampa di Mehala

Madre rifiuta il figlio
di Letizia Tassinari
(fonte: http://laetitiatassinari.wordpress.com)

Una coppia, sposata da anni. Il desiderio di un figlio. L’impossibilità ad averne. La decisione, maturata nel tempo, di adottare un bambino. La scelta, un’adozione internazionale. Un percorso lungo, e molto costoso. Il bimbo, di soli sette anni, nel 1999 arriva finalmente in Italia. Da un orfanotrofio bulgaro dove viveva insieme ad altri settecento ragazzi. Ad adottarlo un imprenditore viareggino e sua moglie. Se il padre è felice per questo figlio, che sente suo a tutti gli effetti, altrettanto non lo è la madre. Che “da subito lo rifiuta”, come ci racconta l’assistente sociale che ben conosce la “storia”. Cosi come “lo rifiutano i nonni materni”. Il bambino man mano che passano i mesi comincia a soffrire di una nota sindrome, l’Adhd,ossia l’ Attention Deficit Hyperactivity Disorder. Una sindrome infantile da deficit di attenzione e iperattività. Bambini agitati, che non stanno mai fermi, a torto definiti bambini cattivi e disobbedienti. L’iperattività, purtroppo, trae spesso origini dalla carenza di amore. Una malattia “mentale” dalle traballanti basi scientifiche, che negli Stati Uniti ha avuto un’escalation con 11 milioni di ragazzi diagnosticati, e che trova oggi legittimazione anche in Italia. Probabile che il bambino già ne soffrisse quando viveva in orfanotrofio in Bulgaria. Non è mai stato escluso che i medici bulgari lo riempissero di sedativi. La madre chiede aiuto ai Servizi Sociali. Si avvia così un percorso domiciliare che però non riesce. Il ragazzo, a 11 anni, viene mandato in una casa famiglia di don Bruno, nella Riviera Apuana. Unica persona di riferimento rimane il padre: un uomo affettuoso che quotidianamente lo va a trovare e lo ricopre di amore. “La madre, sempre più lontana, - racconta l’educatore – va a trovarlo sempre più di rado, quando ci va rimane fredda come un iceberg e poi non si presenta più, neanche agli appuntamenti “ufficiali”, come quello del compleanno”. Anche il percorso nella casa famiglia, durato tre anni, fallisce. Il ragazzo peggiora, anche se diventa un bravissimo pianista. Il padre, quasi un anno fa è morto. Una malattia che non lascia speranze ha “rubato” al ragazzo l’unica figura d’amore che avesse. Oggi le condizioni sono peggiorate. Il bimbo bulgaro, che ora ha 16 anni, vive in Umbria in una comunità ad indirizzo psichiatrico. Quale il suo futuro? Chiediamo. “Al compimento dei suoi 18 anni – risponde l’educatore sociale – tornerà a Viareggio, dove la madre che non lo vuole sembra abbia addirittura cercato di estrometterlo dall’eredità paterna”. Senza successo. Il giudice tutelare, in questo caso, dovrebbe aver bloccato ogni tentativo.

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