venerdì 31 ottobre 2008
paese che vai, guaio che trovi
Purtroppo, ancora una volta, nell'adozione viene messo in primo piano l'interesse degli adulti piuttosto che quello dei bambini. Leggi come quelle statunitensi che acconsentono accordi tra privati in questo che è un argomento estremamente delicato hanno un unico risultato: creare situazioni che nulla hanno a che fare con il vero spirito dell'adozione e che, potenzialmente, sono destabilizzanti per i bambini.
giovedì 30 ottobre 2008
rassegna stampa
Le adozioni internazionali in Italia sono raddoppiate. I minori stranieri entrati nel nostro Paese a scopo adottivo sono stati, nel mese di settembre, circa 374 in più di quelli registrati nello stesso mese del 2007 (+49,6%). Gli ultimi arrivati hanno portato a quota 2.740 il totale degli ingressi dall'inizio dell'anno. Ventisette i Paesi di provenienza dei bambini, i principali sono stati: l'Ucraina, il Brasile, l'Etiopia, la Colombia, la Federazione Russa, la Cambogia, il Vietnam e l'india.
Un figlio naturale vale più del doppio di un figlio adottato
Nonostante il significativo incremento delle adozioni internazionali lo Stato italiano continua a investire più del doppio per la nascita e la crescita di un figlio naturale rispetto all'accoglienza di un bambino tramite l'adozione internazionale. Lo ha affermato Cinzia Bernicchi, portavoce del coordinamento di Enti Autorizzati "Oltre l'Adozione", intervenuta a un convegno sull'adozione a Roma. "Se è vero che le famiglie hanno a disposizione la coperura del servizio sanitario nazionale dal concepimento alla nascita dei figli, è altrettanto vero che l'adozione internazionale dovrebbe essere considerata alla stregua delle altre forme di genitorialità e per questo sostenuta dallo Stato, così come avviene con l'adozione nazionale e quella biologica. Solo in questo modo l'adozione internazionale smetterà di essere considerata un "affare privato" della famiglia adottiva".
(fonte: rainews24)
decalogo antirazzista
• Fai attenzione alle parole, alle etichette, alle barzellette o alle battute poco rispettose: i bambini imparano tutto, si sa. Il tuo modo di parlare si traduce nel modo di pensare di tuo figlio.
• Trasmetti a tuo figlio la memoria, quella di un passato non lontano, quando dall’Italia si partiva per migrare in paesi poco accoglienti.
• Organizzati con altri genitori e chiedi agli insegnanti di tuo figlio di organizzare percorsi e laboratori sul tema della pace e della multiculturalità: molte associazioni e organizzazioni propongono con competenza progetti rivolti alle scuole.
• Se in classe di tuo figlio è iscritto un bambino immigrato anziché preoccuparti che il livello della classe diventi più scadente, invitalo a pranzo e regala a tuo figlio l’esperienza di arricchimento che ogni incontro racchiude.
• Non parlare sempre di cittadini extracomunitari per sottolinearne il disagio o la marginalità: leggi con tuo figlio fiabe e storie di altri paesi, ascoltate insieme musiche, filastrocche e ninnananne di altri paesi, partecipate alle feste multietniche, assaggia e proponi a tuo figlio altri sapori, altri odori, ricette di altre parti del mondo.
• Sollecita la curiosità e la riflessione sui temi della multiculturalità: esistono molti libri di fiabe e racconti rivolti a tutte le età, anche della prima infanzia, che aiutano a farlo con i propri figli.
• Se tuo figlio è grandicello (solo tu puoi stabilire quando è giunto il momento) leggi il giornale con lui e soffermati su questi temi. Aiutalo a capire, accompagnalo a formare il proprio pensiero, libero dagli schemi e dai luoghi comuni.
martedì 28 ottobre 2008
i nostri figli negri... di Massimo Salomoni
Sono un genitore adottivo, e come me molte famiglie hanno figli con una pelle di colore diverso dalla maggioranza dei bambini della loro classe.
Massimo Salomoni
martedì 21 ottobre 2008
adozioNews
L'esercito dei bambini senza famiglia
(fonte: La Stampa)
Oggi in Italia gli orfanotrofi ancora attivi sono solo nove. La campagna della Chiesa per riaprire gli orfanotrofi e contro la legge 149 parte dal santuario di Pompei, culla dei centri di accoglienza per l'infanzia abbandonata ed epicentro ieri della «mobilitazione mariana» per la visita di Benedetto XVI. Nel mirino la legge 149 del 2001. La Chiesa è preoccupata per i 46 mila bambini (di cui 34 mila italiani) che secondo l’Istat sono senza una famiglia, spesso vagano sulle strade, vittime dell’accattonaggio, della povertà estrema, del lavoro nero, della droga.
La legge fu varata per combattere l’abbandono dei minori disponendo la chiusura degli istituti entro il 31 dicembre 2006 e il ricorso all’affidamento a una famiglia o, qualora non fosse possibile, all’inserimento in una comunità d’accoglienza di tipo familiare. Bambini abbandonati dai genitori per svariate, a volte indecifrabili, ragioni. Bambini allontanati dal tribunale da famiglie problematiche. Eppure era stato fatto un accordo con le Regioni per fissare le tipologie di strutture che devono accogliere i minori che escono dagli istituti e non trovano famiglie affidatarie. Le Regioni avrebbero dovuto fornire i dati al governo ma non è stato fatto. Inoltre la legge prevede che le nuove strutture debbano fare una relazione, ogni sei mesi, alla procura presso il Tribunale per i minori, il quale può a sua volta ordinare ispezioni per verificare l’attuazione della legge. Sulla carta la legge voleva privilegiare l’affido rispetto all’inserimento in strutture di tipo familiare. Ma l’affido non è mai decollato.
Attualmente, circa 26 mila bambini senza una famiglia sono divisi a metà tra comunità e affido. Altri ventimila, devono badare a loro stessi. Tanto più che gli italiani per l’86% non ritengono «abbandonati» i minori ospitati in istituti, nonostante il fenomeno coinvolga in Italia circa decine di migliaia di bambini e ragazzi. Intanto l’assistenza di un bambino in istituto costa allo Stato più del doppio dell’accoglienza in famiglia tramite l’affido, mentre le adozioni nazionali sono sempre più difficili. Di fronte a questo quadro, secondo il j’accuse ecclesiale, le istituzioni sono assenti, quando non addirittura d’ostacolo, e anche la scuola si dimostra impreparata ad affrontare il problema.
Lo Stato in media per un bambino in assistenza (in istituto) investe 10.695 euro all’anno a fronte dei 5.200 investi per singolo minore in affidamento. Ma la spesa pubblica su questo fronte varia significativamente da regione a regione: in Lombardia, ad esempio, si spendono in media oltre 15mila euro all’anno per un bambino in istituto e 3.457 euro per un bambino in affido, nel Lazio in media per un bambino assistito nel comune di Roma occorrono 18 mila euro l’anno, mentre l’affido richiede 3.098 euro.
Nel frattempo cala il numero di procedimenti inviati ai tribunali minorili per dichiarare «adottabile» un bambino. Dai 3.200 procedimenti avviati nel 1995 si arriva ai 2694 del 2002, mentre le dichiarazioni di adottabilità sono passate da circa 1.500 nel 1997 a 1.080 del 2002. Nel 2003 dell’intera popolazione in centri socio-assistenziali stimata intorno ai 20 mila minori (dati Istat) solo 869 erano bambini o adolescenti adottabili, pari al 4,3% del totale, e 342 con l’iter di adottabilità non ancora concluso. Nel corso dell’anno sono stati accolti nelle strutture 8.855 minori, mentre ne sono usciti 9.833: di questi, solo il 4,2% (415) è stato adottato.
venerdì 17 ottobre 2008
la scienza scomunica il razzismo
In tempi in cui c'è chi si diletta addirittura a colorare di vernice bianca le sagome di bimbi neri realizzate dagli alunni di una scuola elementare, leggere certi manifesti non fa male.
Per scaricare l'intero manifesto, cliccare qui. (fonte peacereporter.it)
venerdì 10 ottobre 2008
I bimbi fantasma di Lampedusa
Adozione, in Spagna va così...
Madrid, 10 ott. (Apcom) - I genitori adottivi dovranno informare i figli del fatto che non sono i loro discendenti biologici "non appena questi abbiano la maturità sufficiente e in ogni caso non appena abbiano compiuto i 12 anni": è una delle disposizioni più innovative della bozza del nuovo Codice civile catalano, in via di elaborazione da parte del dipartimento per la Giustizia del governo regionale della Catalogna. Un'iniziativa unica in Spagna che, secondo quanto riportano i media spagnoli, è ispirata a legislazioni dei paesi nordici.
Il progetto - che dovrebbe essere approvato a novembre - vuole seguire le raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) e degli accordi internazionali sulle adozioni: la stragrende maggioranza degli psicologi clinici consigliano infatti che i bambini adottati sappiano di non essere figli biologici dei genitori adottivi.
La nuova legislazione è anche mirata a facilitare le adozioni internazionali nel caso di minori in situazione di accoglienza o tutela; e tende a facilitare anche le adozioni di minori abbandonati, rendendo più semplice la privazione della patria potestà ai genitori biologici che si disinteressino immotivatemante dei figli abbandonati per più di un anno. I figli adottivi, prevede la bozza, saranno del tutto equiparati legalmente a quelli naturali (finora il padre dell'adottante non è considerato nonno dell'adottato).
Ma non basta: un'altra previsione pionieristica promuove i divorzi di mutuo accordo e obbliga le coppie divorziate (anche nel caso di divorzio giudiziale) a presentare un "pla de parentalitat", cioè un piano per l'educazione dei figli, con proposte di ciascuno sulla custodia e l'educazione. La nuova normativa, però, è certamente destinata a far discutere, perché incide su un rapporto delicato e personale come quello fra genitori e figli: in attesa di polemiche politiche, oggi già i lettori dei siti online dei giornali spagnoli come 'El Pais' si sono espressi spesso in toni critici sull'iniziativa nei 'blog' di commento alla notizia.
mercoledì 8 ottobre 2008
Qualcosa resta
Mehala è partita con quelle valigie che sembravano dover esplodere da un momento all’altro, con i nostri sguardi e i nostri animi orgogliosi e impazienti che ci siamo portati dietro per due settimane di India del sud.
Abbiamo visto cose che non avremmo mai voluto vedere. Abbiamo parlato con persone che hanno creduto nelle nostre facce e fatto loro i nostri sogni.
Siamo tornati dall’India con una promessa rivolta ai bambini degli otto orfanotrofi che visitammo. A tutti loro avremmo cercato una mamma e un papà. Dovunque essi fossero. Nel frattempo gli avremmo concesso di giocare, di stare all’aria aperta, di non combattere notte e giorno con le zanzare.
Sono passati più di quattro anni da quel nostro viaggio. Alcuni di noi si sono persi per la strada, altri amici si sono aggregati al nostro più grande sogno. Mehala è diventato un Ente Autorizzato alle Adozioni Internazionali, ha attivi progetti di cooperazione in India, in Brasile, in Kenya e in Madagascar. Organizza e promuove giornate di approfondimento sulle tematiche adottive. Entra nelle scuole per parlare di adozione e di affido familiare. Incontra coppie, bambini, giovani e ragazzi in difficoltà. Eppure continua a rimanere in quello stesso scantinato.
I pericoli delle adozioni scorciatoia
Perché un blog
Benvenuti: buona lettura e scrittura a tutti