venerdì 31 ottobre 2008

paese che vai, guaio che trovi

Ci sono storie che dimostrano come le leggi vengano spesso fatte senza pensare alle conseguenze che possono avere. Soprattutto sui bambini. La storia che arriva dagli Stati Uniti (qui il link con l'articolo pubblicato sul sito della abc) racconta di un uomo che ha scoperto che l'ex fidanzata ha dato in adozione il figlio nascondendo il fatto all'ex convivente, anzi dicendogli che il bimbo era nato morto. La legge americana - cosa che fortunatamente è assolutamente vietata in Italia - permette la stipula di accordi privati tra genitori biologici e adottivi per dare in adozione il bambino. E così è stato, il tutto - verrebbe da sottolineare con un "ovviamente" - con la supervisione (profumatamente retribuita) di un avvocato specializzato in adozioni e che non si è minimamente preoccupato di conoscere la posizione del padre biologico sull'intenzione di dare il figlio in adozione. Quando il padre biologico ha scoperto quanto era accaduto, ha avviato una vera e propria battaglia legale contro la famiglia adottiva. Il tutto senza tenere assolutamente in conto delle ripercussioni che questa storiaccia potrà avere sull'unico che non ha voce in capitolo in tutta la vicenda: il bambino. La battaglia legale, infatti, al momento - stando alle cronache della Abc - è in una fase di stallo, con i nuovi avvocati dei genitori adottivi che hanno proposto al padre biologico (attenzione, attenzione!) la possibilità di stare con il bambino per due ore al mese.
Purtroppo, ancora una volta, nell'adozione viene messo in primo piano l'interesse degli adulti piuttosto che quello dei bambini. Leggi come quelle statunitensi che acconsentono accordi tra privati in questo che è un argomento estremamente delicato hanno un unico risultato: creare situazioni che nulla hanno a che fare con il vero spirito dell'adozione e che, potenzialmente, sono destabilizzanti per i bambini.

giovedì 30 ottobre 2008

rassegna stampa

Raddoppiano le adozioni internazionali ma lo Stato non aiuta

Le adozioni internazionali in Italia sono raddoppiate. I minori stranieri entrati nel nostro Paese a scopo adottivo sono stati, nel mese di settembre, circa 374 in più di quelli registrati nello stesso mese del 2007 (+49,6%). Gli ultimi arrivati hanno portato a quota 2.740 il totale degli ingressi dall'inizio dell'anno. Ventisette i Paesi di provenienza dei bambini, i principali sono stati: l'Ucraina, il Brasile, l'Etiopia, la Colombia, la Federazione Russa, la Cambogia, il Vietnam e l'india.

Un figlio naturale vale più del doppio di un figlio adottato
Nonostante il significativo incremento delle adozioni internazionali lo Stato italiano continua a investire più del doppio per la nascita e la crescita di un figlio naturale rispetto all'accoglienza di un bambino tramite l'adozione internazionale. Lo ha affermato Cinzia Bernicchi, portavoce del coordinamento di Enti Autorizzati "Oltre l'Adozione", intervenuta a un convegno sull'adozione a Roma. "Se è vero che le famiglie hanno a disposizione la coperura del servizio sanitario nazionale dal concepimento alla nascita dei figli, è altrettanto vero che l'adozione internazionale dovrebbe essere considerata alla stregua delle altre forme di genitorialità e per questo sostenuta dallo Stato, così come avviene con l'adozione nazionale e quella biologica. Solo in questo modo l'adozione internazionale smetterà di essere considerata un "affare privato" della famiglia adottiva".
(fonte: rainews24)

decalogo antirazzista

L'associazione Genitori si diventa ha pubblicato, sul suo sito, una sorta di decalogo antirazzista. Lo proponiamo anche sul blog di Mehala, perché riteniamo di riconoscere in queste parole il nostro modo di essere genitori...

• Fai attenzione alle parole, alle etichette, alle barzellette o alle battute poco rispettose: i bambini imparano tutto, si sa. Il tuo modo di parlare si traduce nel modo di pensare di tuo figlio.

• Trasmetti a tuo figlio la memoria, quella di un passato non lontano, quando dall’Italia si partiva per migrare in paesi poco accoglienti.
• Organizzati con altri genitori e chiedi agli insegnanti di tuo figlio di organizzare percorsi e laboratori sul tema della pace e della multiculturalità: molte associazioni e organizzazioni propongono con competenza progetti rivolti alle scuole.
• Se in classe di tuo figlio è iscritto un bambino immigrato anziché preoccuparti che il livello della classe diventi più scadente, invitalo a pranzo e regala a tuo figlio l’esperienza di arricchimento che ogni incontro racchiude.
• Non parlare sempre di cittadini extracomunitari per sottolinearne il disagio o la marginalità: leggi con tuo figlio fiabe e storie di altri paesi, ascoltate insieme musiche, filastrocche e ninnananne di altri paesi, partecipate alle feste multietniche, assaggia e proponi a tuo figlio altri sapori, altri odori, ricette di altre parti del mondo.
• Sollecita la curiosità e la riflessione sui temi della multiculturalità: esistono molti libri di fiabe e racconti rivolti a tutte le età, anche della prima infanzia, che aiutano a farlo con i propri figli.
• Se tuo figlio è grandicello (solo tu puoi stabilire quando è giunto il momento) leggi il giornale con lui e soffermati su questi temi. Aiutalo a capire, accompagnalo a formare il proprio pensiero, libero dagli schemi e dai luoghi comuni.

martedì 28 ottobre 2008

i nostri figli negri... di Massimo Salomoni

Ci ha scritto Massimo Salomoni, un papà adottivo che dopo aver letto il nostro blog ha voluto farci dono delle sue riflessioni su un tema che abbiamo affrontato qualche post fa: il razzismo e la discriminazione. Ben volentieri pubblichiamo la sua lettera, ottimo spunto per un dibattito sul tema. Segnaliamo anche una lettura interessante al riguardo, indicando il link di un articolo di Carlo Bonini di Repubblica.

Sono un genitore adottivo, e come me molte famiglie hanno figli con una pelle di colore diverso dalla maggioranza dei bambini della loro classe.
Per dirla con le sottili metafore utilizzate dai nostro popolo di santi, eroi e navigatori (che in strada o in treno non sta troppo a sottilizzare fra chi ha il permesso di soggiorno e chi è irregolare, chi è di seconda generazione e chi è adottato, chi è figlio di coppie "miste" e chi è "di seconda generazione") sono negri.
O cinesi, o marocchini, o zingari... ormai qui si picchiano tutti senza troppe distinzioni. E questo, da genitore, mi fa paura.
Noi genitori adottivi stiamo crescendo i nostri figli in una famiglia italiana, pur rispettando le loro origini e le loro storie, e non vorrei che, una volta riusciti a ricucire il loro dolore per l'abbandono
che hanno subito da bambini e aiutatili a integrarsi nella società che li circonda, si trovassero a essere fermati da qualche vigile urbano, o da qualche naziskin,
che li pesta dicendo di tornare al loro Paese, che guarda caso è questo.
Scusate la crudezza del titolo di questa mail, ma non ne posso davvero più . Non ne posso più del fatto che notizie così si ripetano ogni giorno, non ne posso più di chi sfoga la propria frustrazione su chi è diverso da lui, non ne posso più di chi giustifica queste aggressioni dicendo che non si tratta di razzismo (ma non ho mai sentito di nessuno che rincorreva un ladro di biscotti prendendolo a sprangate e gridandogli "sporco bianco").
E sono frustrato dal fatto che fra noi famiglie adottive , in riunioni e forum su internet, parliamo di quanto sia bello accogliere un bambino, mentre sul treno accanto a me un signore spiegava a un suo amico che "è meglio che Obama non venga eletto, se no si montano la testa anche i negri che abbiamo qui".
Abdul a Milano, Emmanuel a Parma, i campi nomadi incendiati a Napoli, gli insulti ai Martinitt da parte di due liceali a Milano, ora questo cinese a Roma... tutte queste vittime hanno il colore della pelle dei nostri figli, potrebbero essere loro da grandi, potrebbero essere nostri figli.
Anzi, sicuramente lo sono. Perché se abbracciamo la cultura dell' accoglienza, queste vittime sono davvero gli ultimi della terra. E questa volta la terra è la nostra, questo nostro Paese vecchio nell' anima, impaurito e astioso contro le cose che gli stanno cambiando intorno, sempre in cerca di giustificazioni pretestuose per assolversi da comportamenti che si possono soltanto definire indegni di una civiltà che si vanta delle sue radici cristiane. Ma evangelicamente un albero si riconosce dai suoi frutti, e non dalle sue radici. E i frutti malati di questo albero sono la dimostrazione che le radici cristiane sono state nutrite di veleno, e che forse sarebbe meglio abbattere l'albero e bonificare il terreno in cui sono piantate.
Forse un modo per farlo è davvero considerare tutte queste vittime come nostri figli, e visto che questo è il paese che ci è toccato in sorte e che abbiamo scelto per loro, dobbiamo fare di tutto per difenderli. Per difendere i nostri figli e il loro diritto a essere cittadini del mondo, e per difendere il nostro Paese da questa deriva che nessuna politica sta cercando seriamente di fermare. E a questo proposito, vorrei invitare a una riflessione l' onorevole Santanché: durante l'ultima puntata di Anno Zero la signora si è giustamente risentita perché un ospite, durante la pausa della pubblicità, l'ha insultata con un termine irripetibile che, quasi sicuramente, nasceva dal semplice fatto biologico di essere una donna. E si sa che cosa diventi una donna per gli ignoranti, quando la vogliono insultare. Pregherei però l'onorevole di fare un passo in più, e di considerare quanto per altri essere umani come lei possa essere offensivo essere insultati per il semplice fatto biologico di avere la pelle di un colore differente. E magari di riflettere su quella nostra conoscente, figlia di diplomatici africani, che ancora su un treno (ma che gente viaggia sui treni?) si è vista allungare da un distinto signore italiano un biglietto da 50 euro. Indovinate con quale motivazione.
Saluti cordiali e multicolori, come la nostra famiglia e quelle di tanti altri genitori adottivi.
Massimo Salomoni

martedì 21 ottobre 2008

adozioNews

La rassegna stampa di Mehala

L'esercito dei bambini senza famiglia

(fonte: La Stampa)

GIACOMO GALEAZZI
INVIATO A POMPEI (NAPOLI)
Oggi in Italia gli orfanotrofi ancora attivi sono solo nove. La campagna della Chiesa per riaprire gli orfanotrofi e contro la legge 149 parte dal santuario di Pompei, culla dei centri di accoglienza per l'infanzia abbandonata ed epicentro ieri della «mobilitazione mariana» per la visita di Benedetto XVI. Nel mirino la legge 149 del 2001. La Chiesa è preoccupata per i 46 mila bambini (di cui 34 mila italiani) che secondo l’Istat sono senza una famiglia, spesso vagano sulle strade, vittime dell’accattonaggio, della povertà estrema, del lavoro nero, della droga.

La legge fu varata per combattere l’abbandono dei minori disponendo la chiusura degli istituti entro il 31 dicembre 2006 e il ricorso all’affidamento a una famiglia o, qualora non fosse possibile, all’inserimento in una comunità d’accoglienza di tipo familiare. Bambini abbandonati dai genitori per svariate, a volte indecifrabili, ragioni. Bambini allontanati dal tribunale da famiglie problematiche. Eppure era stato fatto un accordo con le Regioni per fissare le tipologie di strutture che devono accogliere i minori che escono dagli istituti e non trovano famiglie affidatarie. Le Regioni avrebbero dovuto fornire i dati al governo ma non è stato fatto. Inoltre la legge prevede che le nuove strutture debbano fare una relazione, ogni sei mesi, alla procura presso il Tribunale per i minori, il quale può a sua volta ordinare ispezioni per verificare l’attuazione della legge. Sulla carta la legge voleva privilegiare l’affido rispetto all’inserimento in strutture di tipo familiare. Ma l’affido non è mai decollato.

Attualmente, circa 26 mila bambini senza una famiglia sono divisi a metà tra comunità e affido. Altri ventimila, devono badare a loro stessi. Tanto più che gli italiani per l’86% non ritengono «abbandonati» i minori ospitati in istituti, nonostante il fenomeno coinvolga in Italia circa decine di migliaia di bambini e ragazzi. Intanto l’assistenza di un bambino in istituto costa allo Stato più del doppio dell’accoglienza in famiglia tramite l’affido, mentre le adozioni nazionali sono sempre più difficili. Di fronte a questo quadro, secondo il j’accuse ecclesiale, le istituzioni sono assenti, quando non addirittura d’ostacolo, e anche la scuola si dimostra impreparata ad affrontare il problema.

Lo Stato in media per un bambino in assistenza (in istituto) investe 10.695 euro all’anno a fronte dei 5.200 investi per singolo minore in affidamento. Ma la spesa pubblica su questo fronte varia significativamente da regione a regione: in Lombardia, ad esempio, si spendono in media oltre 15mila euro all’anno per un bambino in istituto e 3.457 euro per un bambino in affido, nel Lazio in media per un bambino assistito nel comune di Roma occorrono 18 mila euro l’anno, mentre l’affido richiede 3.098 euro.

Nel frattempo cala il numero di procedimenti inviati ai tribunali minorili per dichiarare «adottabile» un bambino. Dai 3.200 procedimenti avviati nel 1995 si arriva ai 2694 del 2002, mentre le dichiarazioni di adottabilità sono passate da circa 1.500 nel 1997 a 1.080 del 2002. Nel 2003 dell’intera popolazione in centri socio-assistenziali stimata intorno ai 20 mila minori (dati Istat) solo 869 erano bambini o adolescenti adottabili, pari al 4,3% del totale, e 342 con l’iter di adottabilità non ancora concluso. Nel corso dell’anno sono stati accolti nelle strutture 8.855 minori, mentre ne sono usciti 9.833: di questi, solo il 4,2% (415) è stato adottato.

venerdì 17 ottobre 2008

la scienza scomunica il razzismo

Scienziati e universitari italiani uniti contro il razzismo. Alcune settimane fa, nel corso di un meeting che si è tenuto a Pisa, personalità del mondo della scienza come il premio Nobel Rita Levi Montalcini hanno realizzato e sottoscritto un manifesto contro il razzismo. L'articolo 1 recita: ''Le razze umane non esistono. L’esistenza delle razze umane è un’astrazione derivante da una cattiva interpretazione di piccole differenze fisiche fra persone, percepite dai nostri sensi, erroneamente associate a differenze 'psicologiche' e interpretate sulla base di pregiudizi secolari. Queste astratte suddivisioni, basate sull’idea che gli umani formino gruppi biologicamente ed ereditariamente ben distinti, sono pure invenzioni da sempre utilizzate per classificare arbitrariamente uomini e donne in 'migliori' e 'peggiori' e quindi discriminare questi ultimi (sempre i più deboli), dopo averli additati come la chiave di tutti i mali nei momenti di crisi''.
In tempi in cui c'è chi si diletta addirittura a colorare di vernice bianca le sagome di bimbi neri realizzate dagli alunni di una scuola elementare, leggere certi manifesti non fa male.
Per scaricare l'intero manifesto, cliccare qui.
(fonte peacereporter.it)

venerdì 10 ottobre 2008

I bimbi fantasma di Lampedusa

Manca poco più di un mese al diciannovesimo compleanno della convenzione Onu per i diritti del fanciullo. Una carta piena di belle intenzioni e diritti sacrosanti, che il più delle volte non vengono però messi in pratica. Un reportage di repubblica (cliccate qui per leggerlo) dimostra che anche l'Italia deve lavorare molto per trasformare i sogni in realtà

Adozione, in Spagna va così...

Nelle notizie pubblicate oggi, eccone una che dimostra come sull'adozione ci sia ancora molta strada da fare, anche nei confronti dei governi...

Madrid, 10 ott. (Apcom) - I genitori adottivi dovranno informare i figli del fatto che non sono i loro discendenti biologici "non appena questi abbiano la maturità sufficiente e in ogni caso non appena abbiano compiuto i 12 anni": è una delle disposizioni più innovative della bozza del nuovo Codice civile catalano, in via di elaborazione da parte del dipartimento per la Giustizia del governo regionale della Catalogna. Un'iniziativa unica in Spagna che, secondo quanto riportano i media spagnoli, è ispirata a legislazioni dei paesi nordici.
Il progetto - che dovrebbe essere approvato a novembre - vuole seguire le raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) e degli accordi internazionali sulle adozioni: la stragrende maggioranza degli psicologi clinici consigliano infatti che i bambini adottati sappiano di non essere figli biologici dei genitori adottivi.
La nuova legislazione è anche mirata a facilitare le adozioni internazionali nel caso di minori in situazione di accoglienza o tutela; e tende a facilitare anche le adozioni di minori abbandonati, rendendo più semplice la privazione della patria potestà ai genitori biologici che si disinteressino immotivatemante dei figli abbandonati per più di un anno. I figli adottivi, prevede la bozza, saranno del tutto equiparati legalmente a quelli naturali (finora il padre dell'adottante non è considerato nonno dell'adottato).
Ma non basta: un'altra previsione pionieristica promuove i divorzi di mutuo accordo e obbliga le coppie divorziate (anche nel caso di divorzio giudiziale) a presentare un "pla de parentalitat", cioè un piano per l'educazione dei figli, con proposte di ciascuno sulla custodia e l'educazione. La nuova normativa, però, è certamente destinata a far discutere, perché incide su un rapporto delicato e personale come quello fra genitori e figli: in attesa di polemiche politiche, oggi già i lettori dei siti online dei giornali spagnoli come 'El Pais' si sono espressi spesso in toni critici sull'iniziativa nei 'blog' di commento alla notizia.

mercoledì 8 ottobre 2008

Qualcosa resta


Forse l’avventura di Mehala è iniziata da qui. Uno scantinato con mucchi di giochi, materiale sanitario e quanto (pensavamo) potesse essere necessario per affrontare il nostro viaggio in India “non a mani vuote”.
Mehala è partita con quelle valigie che sembravano dover esplodere da un momento all’altro, con i nostri sguardi e i nostri animi orgogliosi e impazienti che ci siamo portati dietro per due settimane di India del sud.
Abbiamo visto cose che non avremmo mai voluto vedere. Abbiamo parlato con persone che hanno creduto nelle nostre facce e fatto loro i nostri sogni.
Siamo tornati dall’India con una promessa rivolta ai bambini degli otto orfanotrofi che visitammo. A tutti loro avremmo cercato una mamma e un papà. Dovunque essi fossero. Nel frattempo gli avremmo concesso di giocare, di stare all’aria aperta, di non combattere notte e giorno con le zanzare.
Sono passati più di quattro anni da quel nostro viaggio. Alcuni di noi si sono persi per la strada, altri amici si sono aggregati al nostro più grande sogno. Mehala è diventato un Ente Autorizzato alle Adozioni Internazionali, ha attivi progetti di cooperazione in India, in Brasile, in Kenya e in Madagascar. Organizza e promuove giornate di approfondimento sulle tematiche adottive. Entra nelle scuole per parlare di adozione e di affido familiare. Incontra coppie, bambini, giovani e ragazzi in difficoltà. Eppure continua a rimanere in quello stesso scantinato.

I pericoli delle adozioni scorciatoia

Nel 2001 fece grande scandalo, per chi crede che l'adozione debba essere un'opportunità per i bambini di trovare una famiglia e non viceversa, la scorciatoia con la quale Sharon Stone riuscì a diventare la mamma di Roan. I risultati, o meglio i danni, di quei favoritismi garantiti all'attrice sono stati di recente pubblicati su tutti i giornali del mondo. In questo link troverete l'articolo da repubblica.it.

Perché un blog

Cari Amici di Mehala, che senso ha per un'associazione aprire un "diario personale" telematico? E' una domanda che ci siamo posti, nel momento in cui abbiamo deciso di affiancare al sito istituzionale mehala.org questo blog. La risposta è forse banale, nella sua semplicità: per avere uno spazio in cui confrontarci, dialogare, informare con maggiore velocità, raccogliere e pubblicare le riflessioni di tutti, i commenti e ogni spunto utile per far crescere Mehala e noi stessi.
Benvenuti: buona lettura e scrittura a tutti