venerdì 12 marzo 2010

Prima i bambini

Un immigrato senza permesso di soggiorno va cacciato dall'Italia anche se il figlio frequenta la scuola. Con questa sentenza, la corte di Cassazione da un lato dimostra l'iniquità e la crudeltà di una legge sull'immigrazione che viola i più elementari diritti dell'Uomo, dall'altro rischia di negare ai figli dei clandestini - che potrebbero guardarsi bene dall'esporsi al rischio del carcere e dell'espulsione iscrivendo i propri figli a scuola - un diritto inviolabile del fanciullo: quello all'istruzione.
Oggi il vicedirettore de La Stampa, Massimo Gramellini, dedica il suo "buongiorno" proprio a questo tema, con un intervento di rara umanità che noi dell'associazione Mehala ci sentiamo di sposare nella sua interezza.

I bambini vengono prima
di Massimo Gramellini
La Corte di Cassazione ha stabilito che un clandestino non può restare in Italia solo perché suo figlio frequenta la scuola. La tutela delle frontiere deve prevalere sul diritto del minore allo studio. Che dire? Comprendiamo tutto. L’applicazione rigorosa della legge e anche le reazioni di giubilo che si leggono sui blog: l’augurio è che i giubilanti siano altrettanto implacabili quando si discute di reati contro il patrimonio o di evasione fiscale. Però la comprensione si arresta davanti alla realtà della vita che, a differenza della legge, è fatta di carne. In questo caso della carne di un bambino. Il quale uscirà devastato da un’esperienza del genere, si sentirà assaggiato e sputato come una caramella guasta, quando in fondo la sua iscrizione a scuola era la prova migliore della volontà di integrarlo nella nostra comunità.

Anche ammesso che la maggioranza dei clandestini siano così spietati da venire in Italia con un bimbo in età scolare solo per turlupinarci (ma ne avete parlato con la badante di vostra madre?), rimane il fatto incontrovertibile che quel bambino è un bambino. E che i diritti dell’infanzia, in una società che voglia distinguersi da un agglomerato di selvaggi, dovrebbero ancora significare qualcosa. E’ un pensiero buonista? No, è un pensiero umano. E mi rifiuto di credere che questi tempi spaventati ci abbiamo reso così insensibili da non cogliere la differenza. Da non capire più la semplice verità inculcata da generazioni di educatori: i bambini vengono prima.

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