domenica 18 settembre 2011

Di diritti e di emozioni

Quando si pizzicano le corde dei sentimenti è difficile seguire uno spartito armonico. Il rischio di far vibrare la nota sbagliata è reale e concreto. Eppure non si può far passare sotto silenzio le parole, seppur spinte da umana sofferenza, pronunciate da Sabrina Ferilli sul tema dell'adozione. In buona sostanza l'attrice dice: voglio adottare un figlio. E nel dirlo sventola una bandiera che non ci piace: quella del diritto a essere madre. Quella bandiera non è che non ci convinca perché non sia sacrosanta, ma perché non può essere piantata nella terra dell'adozione. Dove l'unico e autentico diritto è quello dei bambini. Loro sì hanno il diritto ad avere dei genitori. Non viceversa. 
Più volte si è cercato di dare una definizione, in chiave emotiva, dell'adozione. L'incontro di due bisogni. O, forse meglio, l'incontro di due amori, di due desideri, di due sogni. Oppure, ancora, l'incontro di un desiderio che è diritto con quello di un desiderio che è sogno e speranza. Se spostiamo il dibattito sull'adozione verso un discorso di diritti delle donne a essere madri o di uomini a diventare padri perdiamo completamente di vista il reale significato dell'adozione: che è l'abbraccio di un bambino senza genitori con la sua mamma e con il suo papà.